MANIFESTO FUTURISTA CONTRO LA CRISI ECONOMICA (abolizione o riduzione dei debiti finanziari) Riconosciuto il fallimento mondiale di tutte le soluzioni proposte per risolvere la crisi economica, il Movimento Futurista Italiano propone una soluzione ideata dall’ingegno pratico e futurista del Fascista Cavaliere del Lavoro Ing. Carlo Camuzzl. F. T. MARINETTI Il celebre colpo di spugna proposto da Benito Mussolini per cancellare i debiti fra le nazioni è secondo noi un gesto tipicamente futurista perchè rompe coraggiosamente la tradizione finanziaria prefascista degli impegni stabiliti del dare e avere. Senza la Sua alta autorità ma con un'audacia antitradizionale noi futuristi proponiamo che il Suo « colpo di spugna » sia esteso oltre al rapporti economici internazionali a tutti indistintamente i debiti finanziari esistenti in Italia. Dopo la guerra i ricostruttori della vita nazionale si sono lanciati audacemente e armati di grande ottimismo, costruirono case, bonificarono terreni, svilupparono industrie. Oggi, gli stessi, stretti dalla necessità di pagare interessi e restituire capitali cadono davanti ai reticolati dei debiti finanziari. Proprietà agricole o industriali non valgono il debito contratto e i più sacrificati risultano proprio coloro che si sono sforzati con la massima passione ai perfezionamento delle loro industrie e al miglioramento dei loro terreni. Constatiamo dunque che « crollarono gran parte di coloro che hanno preso da- [...] Siccome il leggendario Israelita che lavora vent’anni per pagare i debiti del padre morto fallito è un esempio più che pericoloso, avvelenante, destinato a ispirare una assoluta sfiducia nell'avvenire noi futuristi dichiariamo che: I.— Bisogna dare a tutti la convinzione che una nuova impresa non significa necessariamente crollare o fallire con essa. Favorendo in tal modo la ripresa di ogni attività economica libera di insopportabili oneri finanziari ridaremo lavoro ottimista al Paese. II.— Per aggiustare i bilanci delle società e delle pubbliche amministrazioni, dello Stato, dei Comuni e degli Istituti Ospitalieri incominciamo non col ridurre gli interessi ma col demolire il debito capitale. Infatti la diminuzione degli interessi può sollevare il bilancio di un anno o due mentre noi dobbiamo liberare tutti dall’incubo del debito immane, debito che nessuno è convinto di poter pagare. Specialmente i crediti ipotecari vanno ridotti o aboliti per evitare che tutta la proprietà italiana finisca per essere incamerata da Istituti Bancari inadatti ad amministrarla. Rianimati cosi tutti si persuaderanno che in un determinato numero di anni ridiventeranno proprietari liberi e autonomi. Dobbiamo rianimare gli uomini di forza, di iniziative, di lavoro. Il valore uomo è di gran lunga superiore al valore denaro. L’uomo è la sostanza della Nazione, di denaro non é che un accessorio. III.— I debiti finanziari contratti dal 1919 al 1930 devono essere quindi ridotti a meno della metà. Questa idea non deve spaventare se consideriamo che vi sono ottime obbligazioni commerciate al 70 e all’80 per cento del loro valore nominale e In America anche le ottime sono cadute al 50 e al 40 per cento. Cosi i prestiti contratti a moneta bassa hanno arricchito indebitamente i creditori mentre paghe, affitti, lavoro e merci sono in continua diminuzione. IV.— Un concordato generale si impone fuori da ogni finzione contabile per evitare il fallimento. Per questo bisogna stabilire il reale valore dei crediti, che nessuno più valuta al 100 per 100, sulla base di quanto possono In media pagare i debitori. I creditori essi pure si avvantaggeranno di questa chiarificazione delle posizioni debitorie. Sono pochi infatti (privati o Istituti) i quali abbiano solo crediti. Crediti e debiti quindi stabiliranno una parziale compensazione. V.— Invece di un credito di 100 lire dubbie, dev'essere desiderabile un credito di lire 50 sicure, tanto più quando a sistemazione generale quelle 50 lire varranno sostanzialmente le 100 lire primitive. Un simile concordato annullerebbe le forti riserve palesi e nascoste, tenute a garanzia delle perdite dei crediti, e favorirebbe lo Stato e le amministrazioni pubbliche riducendone fortemente gli impegni. Cosi avremo bilanci in pareggio, possibilità di economie, riduzione di imposte e conseguente forte riduzione del tasso di sconto poiché il cambio italiano si sosterrebbe con assoluta facilità. VI.— Questo concordato di riduzione o di abolizione del debiti finanziari ben lungi dall'essere paradossale è in realtà un provvedimento di buon senso, pratico e ormai indispensabile che noi futuristi propugniamo energicamente. CARLO CAMUZZI