MORALE FASCISTA DEL CINEMATOGRAFO Si sente sempre più il bisogno di una educazione scolastiche integralmente realizzata mediante il cinematografo. È d'altra parte difficile aspettarsi un'organizzazione di cinematografia educativa dalle iniziative private, dato che queste sono necessariamente più o meno tutte legate ad un immediato vantaggio economico. Sarà indubbiamente lo Stato fascista mussoliniano che risolverà prima d'ogni altra nazione il complicato e importantissimo problema di fornire ogni giorno a tutti i bambini e a tutti i giovani films scolastici e radio scolastiche destinati ad intensificare chiarire e drammatizzare piacevolmente tutto l’insegnamento. Occorre intanto iniziare un sistematico perfezionamento del cinematografo, sviluppandone la nuova estetica fuori da ogni tradizione artistica e indirizzandone la concezione umana verso quello che si può chiamare una morale fascista del cinematografo. La possibilità di riprodurre il dinamismo della vita costituendo nella storia uno dei tipici trionfi della macchina, era logico che essa si realizzasse facendo a meno di qualsiasi sforzo creativo umano, letterario o artistico. Infatti questa possibilità di riprodurre il dinamismo della vita apparve in un primo tempo assolutamente indipendente. Macchine da posa e macchine da proiezione partorivano i primi tecnici, e questi non interrogando affatto poeti, scrittori o pittori subivano soltanto la parte cieca e meccanica dell'umanità cioè la folla anonima o cosidetto pubblico nei suoi impulsi elementari. Oggi più che una vera collaborazione tra cinematografo e ingegni creatori esiste una collaborazione balorda, poco proficua, tra le macchine da presa-proiezione e le diverse statistiche d'incassi delle sale cinematografiche. Questa collaborazione molto criticabile ha prodotto però già uno svariato divertimento mondiale che contiene alcune meravigliose virtù educative: 1) La teatralità gioconda della vita che insegna la sincerità, l’ottimismo e il piacere di vivere fuori e lontano da ogni crepuscolarismo nostalgico e da ogni tormentato ripiegamento nel pensare e nell'agire. La teatralità cinematografica distrae la gioventù dalle biblioteche e dai musei, li educa al coraggio e all'orgoglio fisico, alla gioia muscolare sportiva, al passo di corsa in aperta campagna; 2) La sintesi, legge che sprizza col rettilineo fascio luminoso della macchina da proiezione, allena il pensiero a colpire il segno senza derive, esitazioni, ghirigori, né rimorsi pedanti. 3) La velocità che, annullando tutte le debolezze pigrizie languori effeminatezze, impone al mondo attraverso bambini e bambine un tono sempre più virile d’ideazione e d’azione. 4) La simultaneità, somma di tutte le velocità spirituali e materiali che ingigantisce il prestigio e l’orgoglio umano, centuplicando nei più forti e nei più geniali le capacità di slancio creativo e fattivo. 5) La mondialità cioè quel senso totale della vita terrestre che acuisce contemporaneamente la gara di popoli, la gara degli individui e la gara delle diverti forze che formano l'unità dell'uomo. 6) L'aerovita e il lirismo cosmico cioè il desiderio di distaccarsi dalla terra gustando tutto lo spazio cielo e stratosfera, dopo avere gustato tutta la terra mediante il dominio ottimista degli istinti, delle idee, dei motori e della paura di morire. Queste virtù educative che possiamo notare in quasi tutta la produzione cinematografica d'oggi sono disgraziatamente diminuite e soffocate spesso dai seguenti vizi demoralizzanti che si possono egualmente notare in quasi tutta la produzione cinematografica d’oggi: 1) L'ossessione della realtà con l’inevitabile conseguenza d'un pessimismo che si compiace di luridumi degenerazioni e disgrazie. 2) L'ossessione del sentimento erotico che, mediante una trama romantica giudicata a torto come indispensabile in ogni film, stronca l’estetica dei movimenti di masse paesaggi urbanismi, e deprime l’eroismo e le profonde moltipliche ambiziose della macchina umana. 3) L'ossessione del danaro e del lusso con la sua monotonia dal punto di vista artistico e il suo veleno dal punto di vista morale, in quanto denigra automaticamente il pensiero, avvilisce la povertà, scoraggia c sporca l'amore. La teatralità e la mondialità, collaborando sullo schermo con l'ossessione del denaro-lusso, danno assurdamente al comune denominatore del pubblico il lugubre senso d'una vita in fondo ad un abisso dominato in giro da irraggiungibili cime d'oro, gemme, felicità e nudità paradisiache. Quel comune denominatore d'ogni pubblico, umiliato così e sputato dall’alto, viene preso brutalmente dalle velocità cinematografiche che lo costringono a raggiungere ad ogni costo al più presto la ricchezza lussuosa splendente sullo schermo, rapinando il vicino all'istante, o scannandolo la notte seguente. 4) L’estetica idiota del delitto americano, tetra triangolante fuga di fattacci per corridoi, uffici, scale buie, con rivoltelle puntate tra i battenti crolli di poliziotti giù per i buchi del soffitto, su casseforti trapanate da cannelli ossidrici, ecc. * Occorre quindi nella creazione dei nuovi film combattere questi vizi cinematografici con le seguenti virtù cinematografiche da aggiungere a quelle segnalate all’inizio di questo articolo : 1) La passione per l’originalità nella vita e nell’arte che implica l’abolizione definitiva della cretina e tediosa trama sentimentale; 2) La passione per il pensiero puro al di sopra del denaro e del lusso. 3) La coscienza umana maestra di generosità e solidarietà e quindi nemica d’ogni rapina o gusto di uccidere. 4) L'estetica dell’eroismo in tutti i campì del pensiero e dell'azione. 5) La religione dell'arte considerata nelle sue manifestazioni individuali e collettive. 6) L'estetica della guerra in tutti i suoi splendori di masse e macchine terrestri e aeree e in tutti i suoi eccitamenti alla più alta nobiltà umana. Questa estetica della guerra esclude tutte le denigrazioni realistiche della trincea create da falsi combattenti pacifisti o da combattenti che non seppero dominare la propria paura. 7) La religione della Patria irradiante bellezza morale d'o-gni cinematografia futura e futurista. Concludendo: nessun morali-smo che freni lo slancio virile del pensiero, ma una sana energetica mussoliniana interpretazione cinematografica di questa grande civiltà meccanica ideata e ormai dominala dagli italiani. F. T. MARINETTI Aprile 1934-XII Sant'Elia, a. III, n.65, Roma, 15 aprile 1934