L’IDOLO MECCANICO Le ricerche per creare una nuova estetica della macchina « adorata e considerata come simbolo » importano risultanze spirituali più vaste di quanto permetta il semplice campo della realizzazione artistica. Noi possiamo osservare in ogni grande civiltà una sua espressione interpretativa basata sopra gli sviluppi ambientali del proprio movimento. Necessità di fissare la sintesi dei valori storici o religiosi, lontano dalle ragioni personali di sensibilità, per rispondere ad un bisogno dello spirito collettivo. Vediamo cosi come tutti i popoli, dai più antichi ai più selvaggi, siano dominati da una produzione che si basa sulle conformazioni delle loro credenze e dei loro costumi. Questa superiorità del soggetto è importantissima, perché fino ad oggi mancava una direttiva qualsiasi ad ogni lavoro: lungo periodo inquieto di decadenze e di tentativi, senza originalità, che viveva sfruttando una ricchezza superata. Da pochi anni soltanto cominciamo a comprendere la potenzialità di un’epoca nuova, liberata dalla vecchia atmosfera di valutazioni, con altro equilibrio ed altro modo di sentire. Questa forza inesorabile sorpassa la semplice volontà individuale, limitata tra tendenze diverse, e rappresenta una legge espansiva, più assoluta delle tradizioni viventi, in quanto il nostro progresso meccanico e costruttivo non è monopolio di uno Stato ma possiede la medesima capacità d’azione in ogni parte del mondo. Noi possiamo perciò credere a tutto un complesso materiale e morale che risolverà finalmente l’evoluzione umana, con un perfezionamento definitivo. Civiltà meccanica. Il Futurismo è stato il precursore di quest’opera moderna, senza averne ancora esaurita la portata psicologica: movimento essenzialmente intuitivo ha compresa la spiritualità della Macchina, somma e sintesi di tutta la natura conosciuta. Specialmente nel campo artistico l’affermazione futurista ha dato elementi tali da impostare un’architettura conclusiva; soltanto esasperando la portata di queste ricerche si può raggiungere una sicura solidità. Ma la Macchina intesa come simbolo, ritraendone il senso d’azione, la composizione materialistica e il movimento, non è interpretata secondo la sua importanza storica e risente ancora le vecchie concezioni superficiali del passato. Cioè, da Boccioni a Prampolini, accanto ai tentativi e alla realizzazione tecnica, il problema è stato chiarito pochissimo. L’arte, per aver ragione di esistere, deve essere non solo utile ma parallela ai movimenti sociali e spirituali; altrimenti si cade nella ricerca del bello e del puro, colossale errore di secoli, dove l’individualità dell’artista è superiore alla volontà ambientale e significa appunto decadenza provocata dalla stessa degenerazione filosofica di un grande mondo antico esaurito dal tempo e superato da nuove necessità. Voglio dire cioè che Boccioni e specialmente Prampolini hanno dato delle creazioni e delle costruzioni personali, tipicamente meccaniche e moderne, ma dominando la materia facevano passare attraverso la loro individuale sensibilità la sintesi degli oggetti: al contrario la personalità di un artista è semplicemente nella capacità espressiva e il soggetto (scelta, utilità e azione) deve corrispondere ad un bisogno collettivo. Sarebbe stupido accusarmi di riprendere i vecchi metodi perché questi erano di una concezione completamente diversa: da molti secoli, per decadenza sociale e spirituale, tutti gli artisti hanno dovuto essere in malafede; virtuosismo rappresentativo, individuale, che corrispondeva ad un ambiente in crisi, senza organicità. Si può sostenere che il mondo, dopo il tramonto dell’antica civiltà, fu trapasso, preparazione e sviluppo verso la grande, generale e assoluta civiltà meccanica. Lungo periodo di civiltà secondarie, derivate dalle precedenti perché importate con gli stessi mezzi e gli stessi fini, in una limitazione espansiva, mentre maturavano i germi di un nuovo equilibrio. Oggi che possiamo vantare questa scoperta è bene affrettarne la fatale diffusione, eliminando i residui di un’erronea mentalità. L’arte ritorna ad essere indispensabile: interpretazione e psicologia della Macchina per la Vita Meccanica. Arte Sacra meccanica. Possiamo così, paradossalmente, fissare la necessità di un’« Arte Sacra Meccanica ». Le conquiste tecniche del Futurismo hanno prodotto i mezzi esatti di rappresentazione: le unioni e i rapporti degli oggetti tra di loro creano un tutto indivisibile di valori, un complesso plastico, un’altra estetica. Come una macchina, l’opera d’arte è formata da clementi diversi ma indispensabili al suo funzionamento espressivo, cioè un’architettura spaziale-cromatica. Ecco dunque che, come un tempo l’arte era precisamente data nelle tre dimensioni conosciute, oggi questa quarta dimensione caratterizza finalmente una nuova originalità. L’artista, per possedere una capacità espressiva, deve avere una tale sensibilità che gli permetta di dare tutti i lati emotivi di un soggetto vergine. Analizzando un soggetto di utilità collettiva, vediamo come nell’antico esso fosse religioso, storico o decorativo, ma sempre psicologicamente necessario. Oggi la « religione della Velocità » (superiore all’Uomo) forma una credenza spirituale che corrisponde alla vita sociale moderna, ed ha bisogno di una propria mistica. L’idolo meccanico. Bisogna scoprire l’«idolo meccanico» che rappresenti l’emotività di questa religione. Un principio tradizionale che seduca con le sue possibilità sentimentali l’anima degli uomini, dia loro il senso della grande epoca meccanica, inizi un equilibrio positivo tra la materia e lo spirito. L’opera non può essere che collettiva, per le sue ragioni tradizionali, e l’artista è posto nel campo della realizzazione pratica, conservando inalterata la sua individualità formale d’interpretazione. È naturale che questo idolo non può essere una creazione fantastica, ma un complemento plastico ancora mancante, quando al contrario anche l’architettura e la decorazione sono già abbastanza progredite, specialmente nell’applicazione industriale e commerciale, e richiedono appunto un’unità d’azione per affermare la propria superiorità storica. Idolo meccanico, in mille forme rappresentative (perché ogni Macchina ha un suo senso particolare), ma sempre esistente come simbolo che racchiude la sintesi della fede umana. * * * Questo riassunto schematico di una lunga visione artistica non può chiarire completamente il mio pensiero, ma dame lo scopo conclusivo, che svolgerò prossimamente nelle sue diverse parti. L. C. FILLIA («L’Impero», Roma, luglio 1925).