Il futurismo ha vinto su tutta la linea, nelle arti plastiche, nella poesia, nella musica, nella architettura, nella moda femminile che esprimono con uguale intensità il ritmo glorioso dei motori volanti della Coppa Schneider. In politica il Futurismo, precursore del fascismo, lotta da 20 anni per imporre in modo sempre più definitivo, la sua morale religione d’una Italia Creatrice adorata al di sopra della stessa libertà. Coraggio virile aggressivo, amore del pericolo, novità e originalità sorprendente, coloratissimo dinamismo pensante e muscolare. Le ambizioni del Futurismo non riposano però su questo indiscutibile divano imbottito di allori. Un grande programma di nuove idee e nuovi sentimenti collettivi sarà prossimamente regalato da noi agli avanguardisti ed ai Futuristi di tutto il mondo. Questi si manifestano impazienti feticisti delle bombe senza fine o pazienti tradizionalisti delle nostre bombe di ieri. Per esempio, allo scenografo berlinese genialissimo Piscator che ci accusa di non seguire meticolosamente oggi tutti i principi dei nostri manifesti di 20 anni fa sull’Arte - politica, rispondo che il Futurismo era allora l’anima stessa dell’Italia interventista e rivoluzionaria e aveva quindi compiti precisi e speciali. Oggi il Fascismo vincitore esige un’assoluta disciplina politica mentre il Futurismo vincitore esige un’infinita libertà creatrice, ciò forma un complementarismo armonioso. Mentre prepariamo il balzo in avanti noi interveniamo nelle polemiche di stracittà e strapaese col Primo Dizionario Aereo, al grido di stracielo ! Gloria agli uomini che vestiti di amianto, seduti nell’inferno di un motore, la cui potenza è simile alla divinità, e che si lanciano a 600 Km. all’ora, seminando come stracci dietro di loro i pezzi del suono sconfitto! Gloria agli uomini che, col loro giro della Terra in 13 giorni, l’hanno rimpicciolita come una fresca arancia rugosa da spremere e mangiare deliziosamente. Sono questi i nostri inspiratori nelle città soffocanti giustamente ridotte a l’umile funzione di areoporti rifornitori per la vita aerea. In Italia soltanto noi Futuristi guardiamo in alto. I novecentisti sono tutt’ora curvi sul passato in un prato seminato di ruderi e chiuso da filari di critici e cipressi. Sono dei Futuristi di destra o meglio dei Futuristi d’acqua dolce, che temono l’oceano salato e turbolento dell’invenzione, e s’illudono di modernizzarsi mediante arcaismi futuristeggianti irrigidimenti plastici e volute ingenuità formali. Nuotano in una tiepida acqua opportunista che lascia intravedere nel fondo vecchie tombe. Sono la consolazione dei collezionisti che temono anch’essi egualmente l’accusa di futurista e l’accusa di passatista. Sironi è un buon pittore soltanto nei suoi disegni futuristi per la “Rivista illustrata del Popolo d’Italia‘‘ e nei suoi paesaggi urbani. Gli ex futuristi Carrà e Soffici che furono inspiratissimi nel loro periodo creativo sono ora imbottigliati in un odio polemico contro i loro compagni di ieri rimasti in prima linea o fuori trincea. Esaltano l’italianità e rifanno a Pisa o a Poggio Caiano i paesaggi di Cezanne Gauguin e Renoir. Esaltano il catto-licismo e come dice Fillia, fanno della pittura protestante, grigia, avara, austera, casta, priva di vita. Ma constatiamo con gioia che Margherita Sarfatti, teorico del novecentismo, si esprime nelle sue dotte conferenze coi principi stessi del Futurismo : originalità, rinnovarsi, finiamola con la tradizione. Principi magici questi che, attraverso infinite beffe e aspre critiche viaggiano colla formidabile dinamica delle idee, anche senza il nostro aiuto bellicoso. Cosicché il Futurismo vince e stravince nei suoi nemici accaniti e nei suoi amici tiepidi, dovunque, in tutti i modi. Per esempio il premio della futura Biennale Veneziana, da destinarsi ad un’opera di soggetto fascista, risponde al nostro concetto di modernolatria che dichiara indispensabile un soggetto vivo nuovo e palpitante. Il fascismo infatti è il soggetto più moderno e più vivo che si possa offrire a un pittore italiano. Oltre ai Futuristi e ai novecentisti esiste una terza categoria di tradizionali pittori che vegetano intorno ai musei, felici di copiare meticolosamente le cosidette realtà. Questi difendono il loro sistema fotografico urlando contro ogni originalità, come impotenti che al buco della serratura criticano i gagliardi fecondatori. Il loro bisogno di corteggiare, con affannoso ritardo, un regime politico di cui odiavano, per temperamento, lo slancio aggressivo e il vigore antitradizionale, li spinge a confondere, più o meno sinceramente, in un unico disprezzo, la santa libertà dell’Arte colla balorda libertà socialdemocratica comunista della politica. Questa minacciava di disgregare all’interno e avvilire all’esterno il popolo italiano. Abbiamo infatti condannata questa bestiale libertà nel 1911 quando lanciammo i giovani intellettuali alla conquista di Tripoli, gridando contro gli anarchici che “ la parola Italia è più grande della parola libertà“. Come dice Luigi Russoio, l’unica tradizione dell'Italia è quella di non averne. L’Italia d’oggi è la risultante di una serie di rivoluzioni politiche e di una serie di rivoluzionari dell’arte e del pensiero giunti insieme attraverso una grande guerra vittoriosa, ad un regime di forza creativa ed orgoglio nazionale. I pittori futuristi d’oggi si sentono in buona compagnia con Boccioni, Sant’Elia, Giotto, Leonardo, Michelangelo. L’esposizione futurista che la Galleria Pesaro presenta oggi al pubblico Milanese offre la trasfigurazione plastica della realtà d’oggi e del domani. Stati d’animo e forze misteriose espresse plasticamente. Prospettive aeree, architetture degli spessori d’atmosfera. Simultaneità e compenetrazione di tempo e spazio, lontanovicino ricordatosognato esternointerno. Il grande dinamismo plastico insomma iniziato da Boccioni, Balla, Russoio, Prampolini, Depero. Una pittura virile, ottimista, coloratissima e movimentata che risponde alla fantasia e ai muscoli dei volontari del Carso, degli squadristi e balilla. Con questa pittura esaltante e ossigenante Depero riscalda ora di equatoriale sangue italiano i grattacieli di New York. Con questo liquido fuoco veloce Prampolini ha decorato la nuova sede del Fascio di Parigi. Con questo senso aviatorio del colore Dottori ha ornato l’areoporto di Ostia. A Napoli lotta vittoriosamente il Gruppo dei Futuristi Circumvisionisti, che dai crateri del Vesuvio e dalle scogliere strapiombanti di Capri sanno estrarre un futurismo ardente ricco di colore napoletano. Con tenacia Piemontese il gruppo Torinese moltiplica i suoi sforzi riusciti verso una sempre maggiore intensità plastica volumetrica. Il Gruppo dei pittori futuristi Milanesi guidato dal giovanissimo e genialissimo Bruno Munari si presenta in piena efficienza. Sorprendente varietà di temperamenti artistici, diversi e opposti, solidarizzati soltanto dalla doppia religione dell'originalità potente e di un’Italia divina F. T. MARINETTI "Trentatre artisti futuristi", catalogo della mostra, Milano, ottobre 1929