FUTURISMO Il rinnovamento dell’architettura in Italia è una necessità che oggi non interessa più il solo campo dei teorici e degli artisti, e tutti indistintamente si stanno convincendo delle ragioni fondamentali che impongono uno « stile » a in armonia con la nostra epoca. Sarà naturalmente una battaglia dura orientare questa convinzione verso una purezza costruttiva, combattendo i falsi moderni e difendendo i novatori autentici: ma ogni giorno aumentano le pubblicazioni, i concorsi, le conferenze ed i diversi sistemi di propaganda tut-ti inspirati a dei chiari scopi educativi. Noi futuristi siamo particolarmente lieti di questo rinnovamento in azione, perché il futurismo ha contribuito per primo alla creazione di una architettura moderna. Ed oggi più che mai gli artisti futuristi sono all'avanguardia per il trionfo delle loro idee. È inutile rievocare la figura di Sant’Elia ricordando il suo assoluto primato nel mondo: le poche opere e-seguite all’estero prima della guerra avevano un semplice scopo tecnico, fu gloria di Sant'Elia l’ideazione della « città futurista » e il primo manifesto sull’architettura: queste opere e questo scritto riprodotti e commentati all’estero in migliaia di giornali iniziarono la grande rivoluzione costruttiva. Subito dopo la guerra furono ancora futuristi a incaricarsi in Italia per la nuova architettura: con libri, esposizioni, conferenze, ecc. La rivista. « NOI » che si pubblicava a Roma tra il 1922 e il 1925 dedicò numeri completi all’arredamento e al l’edilizia futurista, con articoli, studi e progetti di E. Prampolini, F. T. Marinetti, Marchi, Pannaggi e molti altri. Il quotidiano « L’Impero » negli stessi anni, attraverso inchieste e collaborazioni di futuristi, agitò ripetutamente il bisogno che aveva l’Italia di valorizzare la grande opera del precursore Sant’Elia che già all'estero era imitato ed influenzava le migliori realizzazioni. L’attività di quegli anni fu intensa e continua: l’architetto futurista Alberto Sartoris fu tra i più convincenti e lucidi propagandisti di questo rinnovamento. Da allora ha inizio quella sua mirabile campagna a favore della nuova architettura che lo impone oggi all’attenzione del mondi come il migliore teorico ed il più puro creatore. Avrò io stesso occasione dì parlare della sua opera nel prossimo numero recensendo il suo recente volume « Elementi dell’architettura funzionale ». Nel 1927 F. T. Marinetti e Prampolini ottennero da S. E. Mussolini l'Alto Patronato per la Prima Mostra di Architettura Futurista, Mostra organizzata da me e da Sartorie a Torino nel salone d'onore della Promotrice di Belle Arti. Nel 1929 vi furono a Como, con un Comitato promosso da futuristi, le onoranze ad Antonio Sant’Elia: onoranze che ebbero un’eco mondiale e contribuirono a fissare in modo decisivo il primato italiano. I progetti di Sant'Elia vennero esposti alla « Galleria Pesaro » a Milano e alla « Quadriennale » di Roma. I due primi volumi sull'architettura nuova sono pure dovuti ai futuristi A. Sartoris e Fillìa. Dal 1928 ad oggi il risveglio a favore della modernità ebbe una rete sempre maggiore di sviluppo: tutti i giovani architetti razionalisti e molti scrittori contribuirono a moltiplicare le Mostre, gli scritti, le polemiche ed a raggiungere le prime realizzazioni pratiche. E' ora un movimento generale, che interessa tutta la popolazione, che è sentito profondamente e che promette di entrare in una fase definitiva: quella della costruzione. Chi non è convinto di questa verità è contro la Storia. ■ Noi difendiamo l'attività e il contributo dei futuristi per ragioni oltre tutto di orgoglio italiano : il « futurismo » non può essere accusato di imitazione estera perché tutte indistintamente le avanguardie estere si sono nutrite dei principi e delle idee dei novatori italiani. Difendere il nome « futurismo » vuol dire ridare all'Italia un diritto di priorità indiscutibile. Le parole « razionalismo » e « funzionalismo » sono parole adatte ma unicamente tecniche che non abbracciano tutta la rivoluzione delle arti e che limitano l'importanza di questa rivoluzione. La parola « novecento » non ha significato : per i mobilieri vuol dire « oggetti alla moda »; per i pittori « neoclassicismo »; per i letterati « avanguardia moderata ». Ed è d’altronde assurdo parlare di novecento come di qualche cosa di contrapposto all’ottocento, mentre la civiltà meccanica ha talmente modificato i costumi, i sistemi di vita e in conseguenza la nostra sensibilità che noi, per esser giusti, dovremmo parlare di « primo secolo dell'epoca meccanica ». E nessuno, fra i tanti « ismi », ha l’organicità del FUTURISMO, che esplicò il suo grande sforzo creatore e chiarificatore nelle diverse arti, con una coerenza ed una continuità che nessun altro movimento può vantare. Il futurismo addensa instancabilmente idee e realizzazioni geniali che mantengono viva l’arte italiana. Il futurismo è un movimento d’importanza universale, un movimento che unisce architettura, pittura, scultura, arte decorativa, letteratura, musica, teatro, un movimento comprensivo della vita moderna. Soltanto col futurismo la parola « rinnovamento » ha un significato effettivo. FILLIA La Città Nuova, a. I, n.6, Torino, 15 maggio 1932