Manifesto Futurista PER LA SCENOGRAFIA DEL TEATRO LIRICO ALL'APERTO ALL'ARENA DI VERONA Dal 1913 fino ad oggi, tolto qualche sporadico tentativo, DOPO 20 ANNI DI PARALISI, NOI siamo i soli giovani che veramente si preoccupino di rinnovare la scenografia del nostro grande Anfiteatro, depauperata dalla più vile apatia intellettuale e dal commercialismo più interessato. Dopo essere stati per tutto questo tempo ingozzati dalla faraginosa inconcludenza delle scenografie passatiste, sentiamo ora l’assoluta necessità di proclamare, CHE TUTTO IL GIÀ FATTO DEVE INTENDERSI ASSOLUTA-MENTE FATTO E NON DA RIFARSI. Giustifichiamo questa nostra avversione verso tutto ciò che fino ad ora ci è stato presentato, DICHIARANDO che mai sino a oggi, la scenografia arenistica è riuscita a completare dignitosamente e artisticamente le meravigliose sensazioni trasmesseci dalla massa orchestrale. Fino a questo momento la scenografia ha sempre costituito parte a sè nell’immenso complesso dell’opera lirica riuscendo solo a materializzare con la sua dichiarata antiliricità la sublime astrazione musicale. Che dire infatti di un Paradiso Cristiano con scalinate di duro granito, aiole fiorite di cartapesta e laghetti immobili di sudicia tela? Quanto meglio sarebbe una fusione extraterrena di luci millicrome e compenetrantesi, sospese quasi al gesto maestoso e, diremmo, creativo del direttore d’orchestra! Solo con questa gioia di luminosità cromatiche si può arrivare all’interpretazione scenica PURA del sublime sprigionato dalla mente del compositore. NOI FUTURISTI, poeti, pittori, scultori, scenografi e architetti del Gruppo Futurista Veronese, velocizzati dalle nostre Trionfali Mostre di Aeropittura in Italia e all'Estero, folli innamorati dell’infinito e della Sintesi, arditi giocolieri della logica tremebonda, lacrimatoio della professoralità classicizzante: PROCLAMIAMO che solo attraverso le SCENOGRAFIE FUTURISTE si possono ottenere quegli effetti di grandioso-maestoso e di sublime che dovrebbero essere le caratteristiche-base degli spettacoli lirici all’ARENA. VOGLIAMO, dunque, che scena e musica s’ uniscano per formare un tutto armonico inscindibile, fonte oltreché di esaltazione auditiva anche di gioie visive. INVITIAMO PERTANTO I GENI MUSICALI ITALIANI A CREARE OPERE LIRICHE FUTURISTE nelle quali il dramma dei sentimenti umani si compia in un’atmosfera emotiva svincolata da ogni episodio storico e da tutte le determinate necessità di LUOGO e di MOMENTO. Quindi NOI PROCLAMIAMO SCENOSINTESI La scenosintesi (riassunto architettonico di superfici cromatiche) come risultato di una nuova sensibilità, completamente rinnovata, si prefigge di CREARE Io spettacolo NUOVO per le menti degli uomini NUOVI, sostituendo alla tarlata nobiltà del rudero (FINTAPIETRA FINTOMATTONE) l’aristocrazia del nuovissimo (COLORE-GEOMETRIA-SINTESI-SCENOSINTESI). Mantenere le caratteristiche del teatro lirico all’aperto solamente in quanto APERTO. Eliminare qualsiasi boccascena. Sostituire all’arcoscenico tradizionale lo ” SPAZIOSCENICO POLIDIMENSIONALE FUTURISTA ,, che per l’Arena di Verona dovrà tradursi in un ANGOLOSCENICO col vertice rivolto alla platea e i cui lati, sfuggenti verso il fondo, nell’ ultimo tratto ripiegherebbero verso il fronte fondendosi con le gradinate stesse. Provocare l’AZIONE SCENICA SIMULTANEA SU 3 FRONTI, e l’angoloscenico sintetico, eliminando ogni necessità prospettica, darà infatti l’immediata multiplicazione del frontescenico da UNO a TRE, mantenendo le singole parti simultaneamente organiche e indipendenti. Abbandonare il concetto di pochi e fortissimi fari, impiegando la stessa forza nella diffusione di numerosissime fonti luminose sparse dovunque. Sopprimere lo snervante intervallo di ben quasi un’ora ottenendo un nuovo stato d’animo scenico con una semplice presa di corrente. Frenare l’impeto costruttivo in altezza per dirigerlo in quantità ed estensione, eliminando i noti problemi di solidità, equilibrio, spostamento, ecc. Sfondare il fondale per ottenere l’INFINITO. Convertire i gradini dell’Arena sia per il loro numero che per misura e posizione, da fastidiosi ostacoli in utilissimi punti d’appoggio per la distribuzione graduale dei telai cromatici. Ridurre il costo dell’allestimento scenico alla metà o meno della spesa sostenuta per altra scenografia. Accettare l’intervento dell’architettura solamente come elemento geometrico di sintesi lineare lasciando il predominio all’elemento cromatico. Distruggere l’ambiente statico, quale empirica descrizione pittorica degli elementi veristi, come: CASA-INTERNO-CHIESA-ORIZZONTE-GIARDINO contrapponendo all’oggetto in sè il riassunto illustrativo dell'essenziale ottenendolo attraverso la purezza della sintesi come : ANGOLI-PIANIPROSPETTICI-DENTELLATI COLORI LUCI. Liricizzare il colore sino a dare agli aspetti scenici quella musicalità capace di fondersi in un tutto armonico con l’astrazione musicale dell’opera. Creare l’astrazione estetica assoluta, ottenendo quella sinfonia cromatica che sola può dare allo spettacolo lo stato d’animo ambientale-musicale. Concludendo la SCENOSINTESI nega alla scenografia qualsiasi scopo di illustrazione episodica verista, AFFERMANDO la necessità di servirsi di tutte realtà d’ambiente per creare GLI ELEMENTI ESSENZIALI DELLA SENSIBILITÀ IMMAGINATIVA. SCENODINAMICA La SCENODINAMICA (architettura spaziale degli elementi esistenti nell’atmosfera scenica luminosa) mira a rinnovare radicalmente lo spettacolo scenico per il teatro all’aperto dell’Arena di Verona. Distruggere la vecchia scenografia, statica pesante, opprimente fino all’esasperazione, con il predominio dell’elemento ELETTRODINAMICO. Sopprimere il boccascena anche se parziale ridonando al teatro all’aperto la sua prima inconfondibile fisionomia di teatro APERTO. Sostituire il palcoscenico tradizionale, inteso come dimensione cubica incastrata nel fondo dell’Arena, con "l’ATMOSFERA SCENICA CENTRALE" ottenendo la irradiazione centrifuga dell’azione scenica su infiniti angoli visuali ed emotivi. Sopprimere l’angolo visuale prospettico fisso, che tenendo schiava l’azione scenica del punto di vista, limita ed incatena ogni ulteriore sviluppo dell’azione teatrale. Giungere alla realizzazione dello SPAZIOSCENICO POLIDIMENSIONALE FUTURISTA con la creazione del CERCHIOSCENICO o palco scenico centrale che per la sua speciale ubicazione nell’Arena può permettere la espansione sferica dei piani plastici ritmati nello spazio. Armonizzare l’intervento del movimento ritmato quale elemento dinamico essenziale alla unità simultanea tra ambiente e azione teatrale. Creare l’astrazione plastica d’ogni sintesi costruttiva. Rendere l’evidenza dimensionale mediante la potenza suggestiva delle ombre. Ambientare il pubblico nel dramma col giuoco delle ombre, emotività che solo la luce, fattore principe dell’esistenza d’ogni cosa visibile, può dare. Riconoscere l’Arena come sede di spettacoli lirici, il regno della luce a fonte diretta, della forza comandata a distanza, dei cuscinetti a sfera, della macchina POLIDINAMICA e degli effetti POLIESPRESSIVI. Fornire il palcoscenico di sottopalco meccanico razionale, che permetta il cambiamento di scena anche in piena azione del soggetto. Utilizzare parte del pavimento del palcoscenico come fonte di sorgenti luminose verticali. Usare infine per una realizzazione pratica, oltre il legno e la tela, il duralluminio, il vetro ecc. VERONA AGOSTO 1932 - X F.T.MARINETTI AMBROSI A N S E L M I A S C H I E R I BERTOZZI DI BOSSO S C U R T O TOMBA