L'AEROPITTURA valori spirituali della plastica futurista È in vendita in esclusività dalla Treves-Treccani-Tuminenelli, la pubblicazione periodica Cahiers Jaunes di Parigi, diretta da Neymon. Essa ha dedicato il primo fascicolo a « Prampolini e i pittori futuristi italiani ». Pubblichiamo per primi il testo che precede le numerose illustrazioni. Il Prampolini stesso, nostro collaboratore, traccia le basi estetiche della pittura futurista. * * * L'estetismo positivista e la speculazione tecnica che dominano oggi le arti plastiche e gli ulteriori sviluppi delle tendenze d'oltre Alpe, mentre attestano un arresto alla legge eterna delle evoluzione creatrice, spingono fatalmente il nostro genio innovatore alla scoperta di nuovi valori spirituali e di nuove armonie plastiche. Il mondo delle trascendenze ci appartiene ancora una volta. Chi ha osato, effettivamente, più di noi futuristi spinger lo sguardo oltre le forze dell'imperdonabile? Nel singolare dominio delle arti plastiche, quasi come chiaroveggenti e profeti di una nuova religione, noi abbiamo concepito le creazioni più ardite e dato vita ad un nuovo alfabeto plastico, divenuto oggi verbo universale. Sorvolando il vasto campo immensificato dell'arte futurista alle avanguardie di ogni continente, mi prefiggo ora di fissare, in sintesi, il contributo di teoria e di esperienza apportate alla rivoluzione plastica futurista dal dinamismo plastico di Umberto Boccioni e dalle mie architetture spirituali. L'arte è per noi legge di vita e di rivelazione universale. Il dinamismo plastico, in effetti, ha vitaminizzato la pittura e la scultura apportando una nuova legge di vita: il movimento. Questa ardita concezione futurista non interamente ancora compresa per la sua apparenza di paradosso si è ciononostante imposta per le sue particolari leggi intuitive di fatale evoluzione che costituiscono principi della simultaneità della compenetrazione di piani, delle linee forza e del movimento relativo e assoluto, che già hanno aderito perfettamente al soggettivismo della plastica futurista e alle innumerevoli autentiche opere d'arte che oggi popolano il mondo delle arti figurative e applicate. Di questa visione dell'opera d'arte concepita come risultante centripeta e centrifuga delle forze dell'universo, di questa sintesi plastica dei valori delle forme uniche della continuità nello spazio (sintetizzato meravigliosamente da Boccioni in una scultura tipica e significativa), il dinamismo plastico ha sfociato nel trascendentalismo fisico. L'astrazione plastica futurista è entrata, in tal modo una nuova fase di orientazione spirituale. Boccioni, Carrà, Russolo, Severini e Balla, con le loro opere di pittura e scultura furono i primi a creare una nuova nomenclatura plastica ed a stabilire i lineamenti della nuova sensibilità futurista. Ora dopo innumerevoli battaglie, tentativi, ricerche, opere realizzate, vittorie indiscutibili, sentiamo il bisogno di liberarci degli ultimi avanzi della vecchia sensibilità, per creare definitivamente la nuova plastica ispirata dalla macchina. La modernolatria predicata da Boccioni ci salta sempre più. L'epoca in cui viviamo ― tipicamente futurista ― si distinguerà fra tutte nella storia per la divinità che vi impera: la macchina. Pulegge, volani, bulloni, ciminiere, acciaio lucido, grasso odorante, profumo di ozono delle centrali elettriche, ansare delle locomotive, urlare delle sirene, ruote dentate, pignoni. Senso meccanico netto, deciso, che ci attrae irresistibilmente ! Gli ingranaggi purificano i nostri occhi dalla nebbia dell'indeterminato. Tanto è tagliente, aristocratico, distinto. Sentiamo meccanicamente, ci sentiamo costruiti in acciaio, anche noi macchine, anche noi meccanizzati! Bellezza nuovissima degli autocarri veloci che corrono con un vasto remolare sconquassato, ma sicura e travolgente. Infinite gioie che danno agli occhi le architetture fantastiche delle gru, gli acciai freddi, lucenti e i palpitanti caratteri solidi, voluminosi, fugaci degli avvisi luminosi. Ecco le nostre nuove necessità spirituali e principi della nostra nuova estetica. La vecchia estetica si nutriva di leggende, miti e storie, prodotti mediocri di collettività cicche e schiave. L'estetica futurista si nutre dei più potenti e complessi prodotti del genio umano. La macchina non è forse oggi il simbolo più esuberante della misteriosa forza creatrice umana? Dalla macchina e nella macchina si svolge oggi tutto il dramma umano. Noi futuristi imponiamo alla macchina di strapparsi alla sua funzione pratica, assurgere nella vita spirituale e disinteressata dell'arte e diventare una altissima e feconda ispiratrice. L'artista che non vuol perire nell'impreciso o nel plagio, deve prestar fede soltanto alla propria vita e all'atmosfera in cui respira. (Continua al prossimo numero) Enrico Prampolini Futurismo, a. I., n.4, Roma, 2 ottobre 1932