Il Futurismo nell' XI Fascista Il futurismo ha vinto su tutta la linea, nelle arti plastiche, nella poesia, nella musica, nell'architettura, che esprimono con eguale intensità il ritmo glorioso dei motori votanti. In politica il Futurismo, precursore del Fascismo, lotta da 28 anni per imporre in modo sempre più definitivo, la sua morale religione d'una Italia Creatrice adorata al di sopra della stessa libertà. Coraggio virile aggressivo, amore del pericolo, novità e originalità sorprendente, coloratissimo dinamismo pensante e muscolare. Il trionfo dell’arte futurista è evidente in tutta la Mostra della Rivoluzione Fascista. Le ambizioni del Futurismo non riposano però su questo indiscutibile divano imbottito di allori. Un grande programma di nuove idee e di nuovi sentimenti collettivi sarà prossimamente regalato da noi agli Avanguardisti ed ai Futuristi di tutto il mondo. Questi si manifestano impazienti feticisti delle bombe senza fine o pazienti tradizionalisti delle nostre bombe di ieri. Per esempio, allo scenografo berlinese genialissimo Piscator che ci accusava di non seguire meticolosamente oggi tutti i principi dei nostri manifesti di 23 anni fa sull’Arte-Politica, rispondo che il Futurismo era allora l'anima stessa dell' Italia interventista e rivoluzionaria ed aveva quindi compiti precisi e speciali. Oggi il Fascismo vincitore esige un’assoluta disciplina politica mentre il Futurismo vincitore esige un’ infinita libertà creatrice, ciò forma un complementarismo armonioso. Gloria agli uomini che vestiti di amianto, seduti nell' inferno di un motore, la cui potenza è simile alla divinità, e che si lanciano a 600 Km. all’ora, seminando come stracci dietro loro i pezzi del suono sconfinato. Gloria agli uomini che, col loro giro della Terra in 13 giorni, l'hanno rimpicciolita come una fresca arancia rugosa da spremere e mangiare deliziosamente. Sono questi i nostri inspiratori nelle città soffocanti giustamente ridotte all’ umile funzione di aeroporti rifornitori per la vita aerea. In Italia soltanto noi Futuristi guardiamo in alt [...] I modernisti sono tutt'ora curvi sul passato in un prato seminato di ruderi e chiuso da filari di critici cipressi. Sono dei Futuristi di destra o meglio dei Futuristi d'acqua dolce, che temono l'oceano salato e turbolento dell'invenzione, e s’illudono di modernizzarsi in pittura mediante arcaismi futuristeggianti irrigidimenti plastici e volute ingenuità formali. Nuotano in una tiepida acqua opportunista che lascia intravedere nel fondo vecchie tombe. Sono la consolazione dei collezionisti che temono anch’ essi egualmente l’accusa di futurista e l' accusa di passatista. Ripetono paurosamente le nostre parole : originalità, rinnovarsi, finiamola con la tradizione. Principi magici questi che, attraverso infinite beffe ed aspre critiche, viaggiano colla formidabile dinamica delle idee, anche senza il nostro aiuto bellicoso. Cosicché il Futurismo vince e stravince nei suoi nemici accaniti e nei suoi tepidi amici, dovunque, in tutti i modi. Oltre ai futuristi ed ai modernisti esiste una terza categoria di tradizionali pittori e poeti che vegetano intorno ai musei, felici di copiare meticolosamente la cosidetta realtà in pittura o di rimasticare la vecchia tristezza leopardiana in poesia. Questi difendono il loro passatismo urlando contro ogni originalità, come impotenti che al buco della serratura criticano i gagliardi fecondatori. Il loro bisogno di corteggiare, con affannoso ritardo, un regime politico di cui odiavano, per temperamento, lo slancio aggressivo ed il vigore antitradizionale, li spinge a confondere, più o meno sinceramente, in un unico disprezzo, la santa libertà dell'Arte colla balorda libertà socialdemocratica comunista della politica. Questa minacciava di disgregare all' interno ed avvilire all' esterno il popolo italiano. Abbiamo infatti condannata questa bestiale libertà nel 1911 quando lanciammo i giovani intellettuali alla conquista di Tripoli, gridando contro gli anarchici che "la parola Italia é più grande della parola libertà". Come dice Luigi Russolo, l’ unica tradizione dell' Italia é quella di non averne. L'Italia di oggi è la risultante di una serie di rivoluzioni politiche e di una serie di rivoluzionari dell’arte e del pensiero giunti insieme attraverso una grande guerra vittoriosa, ad un regime di forza creativa ed orgoglio nazionale. I pittori futuristi d'oggi si sentono in buona compagnia con Boccioni, Sant’Elia, Giotto, Leonardo, Michelangelo. Trasfigurazione plastica della realtà d' oggi e del domani. Stati d' animo e forze misteriose espresse plasticamente. Prospettive aeree, architetture degli spessori d’atmosfera. Simultaneità e compenetrazione di tempo e spazio, lontanovicino ricordatosognato esternointerno. Il grande dinamismo plastico insomma iniziato da Boccioni, Balla, Russolo, Prampolini, Depero. Una pittura virile, ottimista, coloratissima e movimentata che risponde alla fantasia ed ai muscoli dei volontari del Carso, degli squadristi e balilla. Con questa pittura esaltante e ossigenante Depero riscaldò di equatoriale sangue italiano i grattacieli di New York. Con questo liquido fuoco veloce Prampolini ha decorato la nuova sede del Fascio di Parigi e la sala delle « realizzazioni » alla Mostra della Rivoluzione Fascista. Con questo senso aviatorio del colore Dottori ha ornato l' aeroporto di Ostia e la sala dell' Agricoltura alla Mostra della Rivoluzione e Tato ha dipinto i suoi quadri di soggetto squadrista. Con tenacia gli artisti futuristi moltiplicano i loro sforzi verso una sempre maggiore intensità plastica volumetrica, che si esprime nell’ aeropittura e nell’ arte sacra futurista. Sorprendente varietà di temperamenti artistici, diversi ed opposti, solidarizzati soltanto dalla doppia religione dell' originalità potente e di un’ Italia divina. Aeropittura. Aeropoesia parolibera. Navighiamo ormai in cielo con apparecchi dotati d’ un'immensa automia di volo. F.T.MARINETTI.