ESTETICA DELLA NUOVA CITTÀ 1 Per comprendere la nuova architettura bisogna ammettere la modificata sensibilità e il sistema di vita assolutamente diverso da quello di un tempo. L'universalità della macchine à necessariamente un riscontro anche in altri campi, dall'edilizia ai costumi. Ciò non nega la nazionalità e l'individualità, pur nella medesima struttura e con gli stessi mezzi tecnici. Bisogna anzi convincersi che la forma più alta della bellezza si sposta dall'edificio in sé alla città e ciò che una volta era la caratteristica di un'architettura è ora superato da altri valori. L'importanza e la genialità dell'opera di un architetto si considera nella disposizione urbanistica, richiedendo alla casa una sola perfetta funzione di abitabilità, igiene, luce, servizi. 2 Si accusano le nuove case di essere simili a quelle tedesche o cecoslovacche: accusa facile da smentire col documento delle realizzazioni in atto. Tuttavia sarebbe un fatto di minima gravità: la bellezza dell'architettura moderna è tutta nel complesso della città: e una città italiana sarà forzatamente diverse da una nordica. Vi sono leggi che regolano la disposizione urbanistica di cui si terrà sempre conto. Dal clima alla natura del terreno, al bisogno collettivo della popolazione, del commercio, del traffico. 3 Pensando dunque alla bellezza come indissolubile dal corpo della città (bellezza che soltanto il rapporto degli edifici tra di loro, le proporzioni delle altezze, delle lunghezze, la velocità, i trasporti terreni e aerei, la luce e la forza elettrica possono permettere) si deve considerare la costruzione di ogni singola casa come un fatto industriale. Case, automobili, navi, aeroplani hanno la stessa funzione di abitabilità, sono per l'uomo il completamento armonico e necessario che lo inquadra nella sua epoca. Tutta l'architettura è perciò industria: per costruire una villa o un'automobile si usano elementi tipicizzati, a serie, si apportano perfezionamenti, si studia ogni particolare con mentalità e mezzi esclusivamente scientifici e meccanici. 4 L'architettura diviene “arte„ quando, oltre servire matematicamente all'uso, genera in noi emozione. Ma ciò avviene pure per un'automobile che ha una sua ragione di stile uguale a quella di una casa. Come esiste una volontà ed uno sforzo mondiale per rendere più lirica, più plastica e più grande l'architettura (il punto di partenza per questa “bellezza„ è l'edificio in sé e il punto di arrivo è la totalità degli edifici) allo stesso modo si disegnano ogni giorno tipi originali di carrozzeria, con ricchezza e varietà infinita di linee e di materiali. Tutto nel ritmo sempre ininterrotto della profonda conoscenza tecnica. Infatti a cosa si vorrebbe attribuire, se non a ragione artitica la preferenza per certe macchine in confronto ad altre ugualmente buone come rendimento ma inferiori come estetica? 5 All'architettura monumentale, all'edificio pubblico o industriale, al palazzo o alla villa si possono contrapporre i differenti generi di macchine, di lusso o comuni. Ad esempio, la volontà di molti architetti è oggi rivolta allo studio delle “case minime„: organizzazione calcolata e risolta di quanto può rendere lo spazio minore con il massimo impiego di efficace modernità. Alle case minime si confrontino le automobili utilitarie: le prime immobili, le secondo in movimento. Sarebbe assurdo o poco intelligente megare che l'interno di una “Balilla„ sia meno bello di una camera o di uno studio: vi è una buona scelta di materiali, di metalli, di panni, vi è una disposizione razionale della luce, dei comandi, dei vetri di sicurezza. Chi esce dal proprio appartamento moderno per entrare in un'automobile deve avere la sensazione di cambiare semplicemente di camera. Azione diversa delle parti di un medesimo organismo. Ecco perché il rinnovamento della casa è intimamente legato alla produzione industriale meccanica. 6 Mi sembra perciò che il maggior errore nelle discussioni che si fanno a proposito della nuova architettura, sia nell'isolarla dalle sue ragioni d'essere che sono sopra tutto pratiche. Lo stile è generato dal rapporto dei volumi e dalla proporzioni dell'edificio (rapporti e proporzioni dettati dalla pianta): estetica che nulla à in comune con i vecchi ordini e con gli antichi modelli. Volendo si possono elencare motivi di terrazze, di spazi in vetro, di torrette, di accordi tra curve e linee rette che sono la “poesia„ dell'edificio moderno. Bellezza non inferiore a quella dei palazzi di altre epoche, ma tuttavia superata dalla nascita di una nuova bellezza: la Città. Grande corpo vivo e unitario che soltanto la civiltà del nostro tempo poteva rendere perfetto e ricco di umanità. FILLIA La Terra dei Vivi, a. I, n.1, La Spezia, 10 giugno 1933