CONTRIBUTO PER UNA NUOVA CULTURA ARCHITETTONICA Nel rinnovato clima dell’attuale vita italiana, l’architettura duramente provata dalle difficoltà del secolo costituisce nondimeno uno dei motivi dominanti che determinano le ragioni di una nuova cultura. Le facoltà creative dell’architetto novatore sono chiamate quotidianamente ad eludere i dubbi del momento presente, dell’eroica realtà dì quaggiù, a fornire i dati correttori per l’aggiornamento e l’affermazione di un’arte nazionale, senza per questo ch’egli sia indotto a condividere le congetture di una accademia moderna. Si direbbe persino che da un’esposizione di ordine generale in merito alla dottrina razionale, si attende da lui la impostazione del problema generico degli elementi standardizzati dell’arte nuova, per illuminare nella forma migliore i concetti attuali atti a consolidare le direzioni di una civiltà latina alla quale lavorano — in tutti i campi dell’attività intellettuale — i giovani della generazione fascista. Drammatico, altissimo compito, unico che ritengo possa portare qualche contributo effettivo alla soluzione pratica dell'argomento. A nulla credo sia più doverosa e necessaria la cooperazione di tutte le forze giovani operanti in Italia, quanto al problema della unificazione. Una unificazione spirituale delle varie tendenze filosofiche, delle varie arti, delle varie tecniche, implica però una perfezione di tipi e una qualità di produzione a cui neppure lontanamente siamo giunti. Ma la maturità politica ed economica del regime odierno offrirà presto la leva che supererà ogni resistenza, portando conseguentemente ad una rapida ascesa la nuova struttura artistica, intellettuale e costruttiva. È inutile che illustri l’inderogabilità della nuova cultura per essersi ormai raggiunta la maturità tecnica anche in molti rami dell'arte. Palesando le ragioni che sin dal 1920 hanno condotto le mie ricerche (che sono poi quelle che continuerò a sviluppare), dirò che non ho mai pensato che l'epoca meccanica potesse imbavagliare l'architettura e l'arte perché considero che vi è affinità strettissima fra il bello e l’utile. L'estetica essendo una funzione fondamentale umana, poiché sorpassa in potenza tutto ciò che il progresso inventa, il fatto di volere — come oggi accade — fare meglio di prima, più bello e meno costoso, ò una nozione di perfezione puramente eclettica alla quale la tecnica ed i materiali si piegano inesorabilmente. Ma non per questo allontana minimamente l'architettura dal più rigoroso funzionalismo che resi noto per primo in Italia. La nozione estetica di perfezione tecnica giustifica pienamente la tendenza razionalista. Perciò, il desiderio di raggiungere una realtà architettonica non teme nessuna conseguenza sia d'ordine meccanico che sociale e traspone le umili cose di tutti i giorni — alla scala dell’uomo — in necessarie forme più pure di quanto lo consentiva il sistema tradizionale. E se per l’evoluzione della nuova architettura nulla è più funesto dell'interpretazione della novità nella sola sua apparenza esteriore, è perché soltanto dall’utile si arriva al bello attraverso la funzione cui è destinata l’architettura. Dall’urto permanente delle realtà di ciascun giorno coi quadri che a loro non convenivano più e dall’incrollabile attività degli strumenti che animavano il genio dell’uomo incapace di dominarli e di asservirli è nata la crisi dello spirito, l'inquietudine contemporanea, la rivolta delle macchine. Eppur da questo circolo vizioso è scaturita più forte che mai l'architettura funzionale la quale sta prospettando gli elementi lirici della costruzione, liberando le nostre personalità coi mezzi della tecnica. Ed ora che lo standard è il regolatore dell'ossatura statica ed il bello e l'utile non più in opposizione nella tendenza moderna, l'architettura funzionale non diventa necessariamente una grammatica per edificare secondo le norme dell'igiene e del confort, ma un'arte magistrale concepita attraverso la ricerca intensiva della proporzione. Così introduce nel centro della materia inerte il movimento vitale, il ritmo ardente delle forme pure, la perfezione della plastica di grande dimensione, pur tenendo in debito conto le condizioni sociali e biologiche ed i nuovi mezzi tecnici. Tale è l'architettura capace di creare lo spazio attorno all'uomo, all'edificio e alla città, di consolidare lo spirito civile e di conservare all'opera costruita il carattere marcato che viene dalla sua destinazione. Scoperta perpetua del lirismo dato dallo spostamento continuo del punto di vista nell'architettura. In questa ripresa dei diritti del lirismo nella vita di una nazione, a secondo della marcia del tempo, si va compiendo un’ardua impresa di salute pubblica all’insegna della rivoluzione distruggendo l’idea della casa-fossile che ha malauguratamente spadroneggiato in Italia, come altrove, per decenni e decenni. Perciò più maschio ancora appare il compito della nuova cultura che deve imporsi sempre meno egoistica e mercantile, sempre meno ottusa grottesca. Ma appunto perché questa impresa nella sua ideazione, nel suo stile, conferisce all’arte moderna e all'architettura in specie un profondissimo significato ed investe tutta una serie di fatti dai quali è lecito trarre i più lieti auspici, i primi benefici effetti si troveranno permeati da quel dinamismo di spirito latino che è pienamente confacente coll'atmosfera tipica rivelata dal fascismo. Se i sintomi del disorientamento intellettuale sono ancora chiari, anche per il contrasto di dottrina ai principi dell'ordine estetico, tuttavia dalla concatenazione del fattore politico, economico, artistico e sociale, si può prevedere con precisione quale sarà la missione e l'influenza dell'architetto novatore nella coordinazione e l’ordinamento della città italiana. Posizione di rispetto e di considerazione cui ha il diritto quale rappresentante di un complesso di forze costituenti parte della civiltà. Se ne determina dunque un valore propulsivo che sta a dimostrare come l’architettura funzionale si innesti in tutto lo sviluppo civile e trovi in esso e nella nuova cultura le sue ragioni prime. Le mie ricerche attuali sono quindi tutte intese a stabilire un ordine architettonico del neoplasticismo e del dinamismo plastico, e a trovare le possibilità pratiche di una architettura funzionale non più solamente meccanica, ma sopratutto dinamica, ossia anche in moto regolato, considerando che l’armonia assoluta (che è il vertice dell'intelligenza) esiste soltanto nelle opere cerebrali create dall’uomo non secondo le immagini della natura ma secondo le leggi del lirismo moderno. Per altro, il mio contributo personale per influire attraverso le mie idee e le mie opere nella vita, sarà quello di convogliare l’opinione pubblica sul fatto che una Nazione come la nostra che abbia una vita indipendente e completa ha il diritto ed il sacrosanto dovere di pretendere ad una nuova architettura, indipendente essa pure dal passato, e che rispecchi pienamente lo sviluppo di una vitalità originale, parallela a quella della Nazione. ARCH. ALBERTO SARTORIS La Città Nuova, a. III, n.1, Torino, 5 gennaio 1934