LA POLITICA DELL'ARTE La funzione politica dell'arte è stata ampiamente illustrata anche prima di noi ed ha avuto conferma, superba e incontestabile, nella storia di tutti i popoli del mondo. «Futurismo» in tre anni di vita ha sempre reclamato insistentemente un'arte fascista volendo con ciò difendere e imporre anzitutto lo spirito squisitamente novatore della nostra rivoluzione. Denunciando la mancanza di questa arte volevamo prevenire il danno che ne viene al Fascismo. Abbiamo detto, ed è facilmente dimostrabile, che i grandi sconvolgimenti politici hanno sempre creato una propria atmosfera artistica. Mutare la ragione di vivere di un popolo; offrirgli un nuovo metodo politico; ispirargli un nuovo orgoglio e un nuovo amore; diverse sensibilità, opposte a quelle del passato, senza che tutto ciò abbia conferma nella poesia, nella pittura, nell'architettura, nella scultura o nella decorazione, [...] è assurdo. Come la rivoluzione sovietica ha indiscutibilmente e radicalmente trasformato anzi capovolto l’indirizzo intellettuale e spirituale russo, cosi il fascismo italiano se vuole dominare assolutamente nel tempo deve marcare violentemente la propria impronta sul cammino universale dell’arte. Anche in Germania ci si orienta in questo senso. L'oscillare tra il moderno e l’antico, il compromesso e la così detta via di mezzo, significa deficienza di originalità. Preoccuparsi eccessivamente di porre in luce le glorie del passato vuol dire mancanza di coraggio e sopratutto sfiducia in quella gloria presente e futura che noi stiamo creando. Pretendere di vivere eternamente di rendita e quindi alle spalle dei capitali accumulati dall’epoca romana al ’700 o giù di lì, non è degno di un popolo che, con tanta ricchezza di tradizione, vanta sopratutto: ardimento, capacità e intelligenza novatrice superiore. Abbiamo già detto che il Fascismo non ha ancora la «sua» arte. Abbiamo anche denunciata l’atonia di taluni che lasciano vivere in buona fede, anche nelle sue realizzazioni, quella insensibilità artistica che ha distinto la politichetta di Giolitti o di Nitti: indegna del grande Fascismo di Mussolini. Avviene cosi che la nazione più ricca di genialità offra purtroppo al mondo lo spettacolo di anticaglie architettoniche e monumenti volgari perchè si ostina a non valorizzare onestamente il genio dei due maggiori innovatori futuristi: Sant’Elia e Boccioni. (I critici italiani tradizionali macabri affossatori di eroi, sfruttatori, ladri e plagiari arrivano a questo inqualificabile paradosso: Riconoscono Sant’Elia e Boccioni, perchè sono scomparsi e i loro nomi godono ora mai fama mondiale, ma non riconoscono il futurismo. Quel futurismo architettonico e plastico da loro creato. Il futurismo vive! così si dice gloria ai morti Sant’Elia e a Boccioni non al loro genio artistico che vive appunto nell’immortalità del futurismo). Diceva giustamente tempo fa un autorevole e genialissimo amico (l'On. Ciarlantini) che un Regime totalitario come il nostro, personificato dalla capacità e dalla volontà di « uno » ha bisogno indispensabile di una dittatura artistica che cammini di pari passo con la superba ascesa politica. Non può essere diversamente perchè, se no, la rivoluzione marcerà senza bandiera e senza luce che l’illumini e la perpetui nel tempo. I furbi e i minchioni oseranno sempre dire che politica e arte sono due cose distinte; noi invece affermiamo semplicemente con intelligenza l’indissolubilità di queste due potenze anzi dichiariamo che la funzione politica dell’arte è decisiva per l'avvenire di un popolo. Il Regime ha dovuto necessariamente ospitare nei suoi ranghi, «dubbiosi» e «tardi» ma male ha fatto e fa lasciando i «primi» (con questo sistema domani nessuno vorrà più essere tra i primi) lasciandoli alla mercè dell’ironia e del dileggio dei sopravvenuti, il più delle volte falsi convertiti, che fanno opera di isolamento intorno a chi ha la forza ancora per smascherarli. « Dubbiosi » e « tardi » i quali mentre negano il futurismo e fingono di ignorare il suo crescente significativo sviluppo e il suo quotidiano ringiovanirsi, volendo seguire il cammino del tempo fanno proprie e a solo uso personale idee, principi, e persino espressioni futuriste da noi ideate e imposte in oltre venti anni di lotte. In Italia nel campo dell’arte si consuma indisturbati questo delitto. Gli artisti detti oggi fascisti, salvo rarissime eccezioni, sono stati tutti notoriamente antifascisti e rimangono tutt’ora passatisti. A costoro è riservato il diritto di giudicare, di umiliare, di ridicolizzare l’arte del nostro tempo. Sono costoro gli animatori di quella presuntuosa ridicola, falsa gioventù scolastica, culturaloide, ipercritica, professorale, gramofonica, antioriginale che crea l'odierna caricatura della giovinezza che vive ai margini del fascismo. I futuristi sono gli eterni autentici giovani: primi tra i primi fascisti nell’azione e nel pensiero; creatori d’ambienti e di atmosfere avanzatissime; i soli artisti che hanno esaltata la guerra; interventisti intervenuti (morti, feriti e decorati); primi tra i primissimi a Fiume; con Mussolini a San Sepolcro; prima eroica pattuglia di avanguardia nel «19»; sulle piazze e sempre quando occorreva e occorre entusiasmo e sacrificio. I futuristi, creatori e influenzatori di tutte le nuove tendenze artistiche del mondo; l'unico Movimento che dopo oltre due secoli di stasi abbia ridato vita e gloria all'arte italiana. Il futurismo, insomma, nonostante questo è ancora discusso in casa nostra. Il futurismo oggi qualitativamente e quantitativamente forza artistica preponderante della « Nuova » Italia non ha ancora ottenuto il riconoscimento ufficiale del suo valore della sua potenza dei suoi « diritti ». In sua vece sono valorizzati i bastardi, i refusi, gli opportunisti, i derivati, i democratici della modernità, tutti gli sfruttatori di questa fucina di fede di coraggio creativo, di eroismo di passione artistica italiana. Questa imperdonabile colpa sarà indubbiamente registrata dagli storici europei che vedono trionfare allegramente le idee futuriste nei loro paesi e nelle Americhe mentre marciano faticosamente in Italia. Il Regime fascista, rivoluzionario, tipicamente futurista nella sua essenza di orgoglio italiano novatore sintetizzatore e velocizzatore, non deve temere la battaglia nel campo artistico perchè, come in quello politico, la vincerà sicuramente. Il Regime Fascista forte della sua inconfondibile giustizia dovrà finalmente dare al Futurismo il posto che gli spetta. Ricordiamo per la centesima volta che solo il futurismo italiano con le migliaia dei suoi artisti ha la forza di precisare letterariamente e artisticamente nella storia il grande fascismo vittorioso di Benito Mussolini. MINO SOMENZI