IL FUTURISMO Il Futurismo è un grande movimento antifilosofico e anticulturale di idee intuiti istinti pugni calci e schiaffi svecchiatori purificatori novatori e velocizzatori, creato il 20 febbraio 1909 da un gruppo di poeti e artisti italiani geniali. Fra le tante definizioni io prediligo quella data dai teosofi: « I Futuristi sono i mistici dell'azione ». Infatti i Futuristi hanno combattuto e combattono il passatismo sedentario sotto tutte le forme: prudenza diplomatica, logica pessimista, neutralismo, tradizionalismo, culto del libro, biblioteche musei e professori. Essi hanno adorato e adorano la vita nella sua colorata e tumultuosa varietà illogica e nella sua bellezza muscolare sportiva. Armati di coraggio temerario e innamorati di ogni pericolo, essi arricchirono l'arte e la sensibilità artistica col succo e con le vibrazioni di una vita impavidamente osata vissuta goduta. Creare vivendo. Talvolta contraddirsi. Affermare, slanciarsi, battersi, resistere, riattaccare! Indietreggiare mai! Marciare non marcire! Nel 1909, mentre i patrioti si contentavano di polemizzare contro i negatori della sognata grande Italia d'oggi, noi Futuristi imponevano la nostra fede spavalda e aggressiva con milioni di manifesti e migliaia di conferenze nei teatri e nelle piazze inculcando la nostra italianità orgogliosa e novatrice con legnate e cazzotti, leggendari. Le eroiche serate futuriste educavano con l'esempio. La nostra influenza in Italia e nel mondo è stata ed è enorme. . . . . . . . Vittorio Veneto e l'avvento del Fascismo al potere costituiscono la realizzazione del programma minimo futurista. Questo programma minimo propugnava l'orgoglio italiano, la fiducia illimitata nell'avvenire degli italiani, la distruzione dell'impero austro-ungarico, l'eroismo quotidiano l'amore, del pericolo, la violenza riabilitata come argomento decisivo, la religione della velocità, della novità, dell'ottimismo e dell'originalità, l'avvento dei giovani al potere contro lo spirito parlamentare, burocratico, accademico e pessimista. Il Futurismo italiano, tipicamente patriottico, che ha generato innumerevoli futurismi esteri, non ha nulla a che fare coi loro atteggiamenti politici, come quello bolscevico del Futurismo russo divenuto arte di Stato. Il Futurismo è un movimento artistico e ideologico. Interviene nelle lotte politiche soltanto nelle ore di grave pericolo per la Nazione. Il Futurismo italiano, profeta della nostra guerra, seminatore e allenatore di coraggio ed orgoglio italiano, ha aperto il suo primo comizio artistico col grido: Viva Asinari di Bernezzo! Abbasso l'Austria! I Futuristi organizzarono le due prime dimostrazioni contro l'Austria nel settembre 1914 a Milano in piena neutralità, bruciarono in piazza del Duomo 8 bandiere austriache e furono incarcerati a S. Vittore. I Futuristi ― primi nelle piazze per esigere a pugni il nostro intervento ― furono i primi sui campi di battaglia con moltissimi morti, feriti e decorati. Fui in carcere per interventismo a Milano durante la Battaglia della Marna; fui arrestato con Mussolini e altri futuristi per interventismo a Roma il 12 aprile 1915; in carcere con Mussolini nel 1919 a Milano per attentato fascista alla sicurezza dello Stato e organizzazione di bande armate. Il 23 marzo 1919 a Sansepolcro i Fasci politici futuristi si trasformarono in Fasci di Combattimento. . . . . . . . . Il Futurismo opera nei domini infiniti della pura fantasia, può dunque e deve osare osare osare sempre più temerariamente. Avanguardia della sensibilità artistica italiana, è necessariamente sempre in anticipo sulla lenta sensibilità del popolo. Rimane perciò spesso incompresa e osteggiata dalla maggioranza che non può intendere le nostre scoperte, la brutalità delle nostre espressioni polemiche e gli slanci delle nostre intuizioni. Il lettore domanderà: ― Quali sono le idee futuriste superate o da scattarsi, oggi? Nulla da scartare. Le idee vittoriose tengono fermamente le posizioni conquistate. Per esempio questo principio: « noi vogliamo glorificare la guerra, sola igiene del mondo... le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna » fu una pietrata feroce ma necessaria nel pantano letterario di sentimentalismo sulle cui rive singhiozzavano i giovani spremuti dalla luna e dalle donne fatali. Volevamo lanciare in una conflagrazione mondiale la nostra razza. Occorreva dunque guarirla dall'eccessiva affettività e dalle nostalgie, esaltando gli amori veloci e distratti. Oggi l'Italia è piena di giovani forti e sportivi. Ma molti purtroppo sacrificano ad una donna le loro volontà di conquista e d'avventura. Le idee vittoriose tengono dunque fermamente le posizioni conquistate. Dopo Vittorio Veneto io predicai la necessità per ogni combattente di diventare un cittadino eroico. Infatti nel famoso 1919 fascista ci trasformano tutti i cittadini eroici per difendere la nostra integrità di interventisti colle bombe e i revolver. Oggi esiste uno Stato fascista che tutela il diritto individuale. Ma bisogna alimentare ancora lo spirito del cittadino eroico, amico del pericolo e capace di lotta, poiché occorrerà improvvisare domani gli indispensabili volontari della nuova guerra. Questa, lo ripeto, è certa, forse vicina. Perciò è sempre vivo il grido futurista: glorifichiamo la guerra sola igiene del mondo! Il Futurismo interprete delle forze telluriche, il Futurismo manometro della nostra penisola (caldaia bollente!) odia i macchinisti incapaci. Si palesano tali i culturali d'Italia che verniciati di patriottismo, parlano oggi d'Impero, con un'anima pacifista pronti ad imboscarsi al minimo pericolo. Essi ignorano che Impero significa guerra. Vorrebbero conquistarlo con una lezione sulla Roma imperiale. Noi Futuristi parliamo d'Impero convinti e lieti di batterci domani. Vogliamo preparare la gioventù italiana ad affrontare imperialmente cioè rapace mente la sicura, forse prossima, certo ferocissima conflagrazione. Parliamo d'Impero perché è venuto per l'Italia il momento di prendere le terre indispensabili. Quasi tutte le razze temono la guerra. L'esuberanza bellicosa della nostra ci vieta di temerla, anzi ci impone di desiderarla. Il programma politico futurista lanciato l'11 ottobre 1913 che propugnava una politica estera cinica astuta e aggressiva è più che mai di attualità. Le idee vittoriose tengano fermamente le posizioni conquistate. Le nuove idee si slanciano all'assalto. Marciare non marcire! La patria rappresenta per noi il massimo allargamento della generosità dell'individuo straripante in cerchio su tutti gli esseri umani simili a lui, simpatizzanti e simpatici. Rappresenta la più vasta solidarietà concreta d'interessi spirituali, agricoli, fluviali, portuali, industriali, legati da un'unica configurazione geografica, una stessa miscela di climi e da una stessa colorazione di orizzonti. Il cuore dell'uomo rompe nella sua espansione circolare il piccolo cerchio soffocatore della famiglia per giungere fino agli orli estremi della Patria, dove sente palpitare i suoi connazionali di frontiera, come i nervi periferici del proprio corpo. L'idea di Patria è un'idea generosa, eroica dinamica, futurista, mentre l'idea di famiglia e gretta, paurosa, statica, conservatrice, passatista. Una forte idea di Patria scaturisce per la prima volta oggi dalla nostra concezione futurista. È stata prima d'ora una confusa miscela di campanilismo, retorica greco-romana, eloquenza commemorativa, istinto eroico incosciente, esaltazione degli Eroi morti, sfiducia nei vivi e paura della guerra. Il patriottismo futurista è invece una passione accanita, per il divenire-progresso-rivoluzione della razza. Come massima potenza affettiva dell'individuo, il patriottismo futurista, pure rimanendo disinteressato, diventa l'atmosfera più favorevole alla continuità ed allo sviluppo della razza. Il cerchio affettivo del nostro cuore italiano, allargandosi, abbraccia la Patria, cioè la massima quantità manovrabile di ideali, interessi, bisogni miei, nostri, legati e senza contrasti. La Patria è il massimo prolungamento dell'individuo, o meglio: il più vasto individuo capace di vivere lungamente, dirigere, dominare e difendere tutte le parti del suo corpo. La Patria è la coscienza psichica e geografica dello sforzo di miglioramento individuale. Non si può abolire l'idea di Patria se non rifugiandosi in un egoismo assenteista. Dire per esempio: « io non sono italiano, sono cittadino del mondo » equivale a dire: « mi infischio dell'Italia, dell'Europa, dell'Umanità: penso a me ». Il concetto di Patria è indistruttibile quanto il concetto di partito la patria Non è che un vasto partito. Negare la Patria equivale a isolarsi, castrarsi, diminuirsi, denigrarsi, suicidarsi. F. T. MARINETTI Sant'Elia, a. II, n.5, Roma, 1 marzo 1934