Macchinolatria Una nuova dea, senza altari e senza sacerdoti a conquistato i popoli civili; la Macchina, compendio di tutti gli sforzi umani, forza generata da una catasta di intelligenze, e sorta in mezzo agli uomini ed essi ad essa si stringono. Ciascuno le vuol stare più vicino ciascuno la vuole possedere, come se fosse una bella femmina di carne che desse voluttà inesauribili. Molti antiquati hanno detto che la Macchina à asservito l'uomo e che lo domina. Nulla di più bugiardo ed assurdo al tempo stesso. È l'uomo che a asservito a sé la macchina trasformandola in braccio meccanico instancabile, per risparmiare le sue energie umane; è l' uomo che domina la macchina riducendola alla sua volontà di forza e di rendimento. E non è, come scrissero molti retrogradi, che la macchina abbia rubato il lavoro all' uomo ; ché anzi gliene ha dato. Innanzi tutto gli ha dato il lavoro della costruzione e riparazione della macchina stessa; poi gli ha dato la potenza di progredire, di migliorare rapidamente, ogni giorno di più, le proprie possibilità di vita comoda, istradandolo verso una felicità assoluta: quella di comandare il lavoro elettricamente, a mezzo di bottoni e di leve, comodamente seduto in una cabina. ★ Quando il lavoratore sposò la macchina, sposò la fedele compagna che non tradisce; prese al suo servizio la serva che non ruba. Il lavoratore costruì la macchina rese forza la propria intelligenza, e rese possente il suo braccio e la sua corsa sul cammino faticoso della civiltà. Creatura quasi umana, perché governata dalla mente umana, la macchina ebbe bisogno quasi sempre, per funzionare, dell'acqua e dell'aria che sono indispensabili alla vita dell’uomo. Quasi umana, questa creatura, suda, nel lavoro, a grosse gocce di olio e a mugoli di vapore, la sua fatica. Suda e si accalora nel lavoro strenuo, con l'uomo che la governa. Geme come il lavoratore, si dibatte come il lavoratore di cui è figlia e moglie: figlia perché da lui generata; moglie perché merce essa il lavoratore sussiste la vita dei suoi figliuoli. La macchina è quella che ci da il pane, a cominciare dalla semina del grano; la macchina è quella che difende i nostri confini a cominciare dalla più piccola e modesta: il fucile. La macchina è tutta la nostra vita ch'è tutta una serie di pulegge e di ingranaggi; la macchina non ci governa, non ci domina, ma è quella che ci conduce sulla più alta vetta della felicità. ★ Noi amiamo la Macchina Nostra Dea protettrice; e l'amiamo di un amore tenero e paterno. Il retrogrado l’odia perché si è fermato all'Inquisizione, perché la sua vita è tutta un carrettino a mano su cui condurre la sua vecchia mentalità di asfissiato cerebrale dai sistemi della « Città del Sole ». Dalla macchina di Stephenson alla moderna calcolatrice, questa moderna Dea prende tutto su sé il peso della vita umana. Ed ogni giorno rinnova il suo lavoro, ed ogni giorno lo rende più rapido e produttivo. E non ruba il lavoro all’operaio ; ma il suo braccio possente, di acciaio, muscolizzato da potenti ingranaggi e di cinghie, potenza quello umano del lavoratore; lo soccorre, lo fortifica, e gli rende ogni dì maggiore riposo, pur aumentando il lavoro per la felicità umana. Perciò noi amiamo questa Dea che pur molte volte, imbizzarritasi, à voluto cibarsi di carne umana, bere il sangue dell'uomo; l'uomo maciullare, per fargli conoscere la sua forza che poi è la forza stessa dell'uomo, che l'uomo governa e sa dominare. Al sole, luccicante, coi suoi allumini e i suoi pezzi imbruniti sotto la sferza delle tramontane invernali ricoperta di neve, bagnata di pioggia, la grande e benefica Dea del XX secolo, vibra sempre inalterato il suo cuore di tubi e di rotelle, come l'instancabile marcia e fermezza del missionario della fede e della civiltà. E noi siamo orgogliosi che ancora da Roma l'affermazione di una nuova civiltà si irradi: che da Roma sia partito il primo raggio vivificatore della nuova civiltà Meccanica col primato Agello che dalla macchina è stato educato. cascodalluminio Prima Linea, a. I, n.7, Napoli, 7 luglio 1935