Autarchia “lrr„ “Rinnovamento del mobilio e sviluppo dell'intarsio,, Pubblichiamo il seguente manifesto di Depero su una nuova forma di applicazione autarchica da lui ideata: Ringraziamo gli architetti razionali che hanno pulito l'architettura dai rifacimenti e dalle imitazioni, che hanno semplificato le masse e sono ritornati ai volumi, ai piani ed alle linee complementari. Essi hanno ridatto alle costruzioni rinnovato splendore ed agli ambienti igiene, luce e respiro. Sono ritornati alle origini formali ma lì si sono fermati. Difatti come i bambini di tutto il mondo si assomigliano, cosi le origini di tutte le architetture sono pressapoco eguali; la capanna, la casa, il tempio. Il cubo, il cilindro, la piramide, il cono sono gli elementari corpi di nascita. Ma le forme basilari e primitive crescendo devono armonizzarsi al clima, all'ambiente, alle infinite esigenze di razza, di regione e di sviluppo civile. Quindi una stazione, un palazzo una villa, non possono, non devono essere eguali a nord, a sud, a oriente o ad occidente. Sbaglia il giapponese quando fa del razionalismo, sbaglia il tedesco quando insiste razionalmente e sbaglia l’italiano quando anche lui ribatte con il razionalismo. Se il razionalismo è indispensabile nel campo utilitario, meccanico e tecnico, con l'arte non ha nulla o ben poco da fare. L'arte è irrazionale. L'arte è varia, inventiva, corrispondente alla varietà delle razze e dei temperamenti. Quindi anche l'architettura che è la super-estrinsecazione dell'arte deve corrispondere ad esigenze razziali, climatiche ed ambientali. E compito nostro è di creare un'architettura italiana e fascista del nostro tempo. E con l'architettura logicamente il sottoprodotto: l'ammobiliamento e la decorazione inerente; l'addobbo, cioè l’abito di completamento. Dall'architettura al quadro, dal mobile al fregio, questo contenuto di italianità e di contemporaneità deve risultare. Non solo autarchia delle materie e dei prodotti alimentari ma autarchia nell'arte, nel gusto e nel concetto estetico. Oggi vediamo mobili pratici, lucenti, discretamente comodi, ma usati con disinvoltura di internazionale aristocrazia bolscevica, eguali ed eguale uso ovunque: per scopi ed ambienti dissimili e contrastanti. Ad esempio vediamo sedie metalliche nelle anticamere pubbliche e private, come nei caffè-Ristoratori, negli uffici e nei negozi, ovunque eguali, con evidente disarmonia e stonatura, con eguaglianza livellatrice di freddi splendori. Bisogna ritornare alla individualità del mobile, al suo colore e calore, alla sua personalità scomparsa. Oggi ho l’impressione di essere all'inizio di una felice soluzione ottenuta con la fusione dell'opera di un artista con l'opera di un artigiano ed industriale e con lo sfruttamento di un prodotto tipicamente autarchico «il Buxsus». Il "Buxsus" per chi ancora non lo conosce è una specie di surrogato colorato delle impiallaciature (i rimessi come gli chiamano i nostri falegnami). E' una materia elastica, solida, di apparenza marmorea, screziata come un radica, flessibile come una pelle ed applicabile ai mobili e ad ogni specie di rivestimento murale, come pure si presta alla creazione di pannelli decorativi in modo mirabile e suggestivo. Non è una materia nata ieri, anzi si usa da qualche anno a tinta unica per i cosidetti mobili novecento. Ma diciamolo pur francamente lo stile freddo, monotono, plagiariamente geometrico novecentista, non dava alcun risalto, nè alla materia, nè al mobile stesso. Necessitava l'intervento dell'artista per dare originalità ed individualità specifica a questo desiderato compito, compito per il quale si ricorre con efficace letizia all'intarsio, alla passione perduta dell'intarsio, o che oggi sembra rifiorire ovunque. Ma intendiamoci, non ritornare con l'intarsio a caso e per il semplice gusto ornamentale, o all'intarsio fritto e rifritto liberty o passatista, ma all'intarsio concepito e destinato ad un rigoroso compito, definito e specifico. Mi spiego: indiscutibilmente l'intarsio arricchisce il mobile e l'ambiente, lo anima e lo definisce con abito e atmosfera inconfondibile. Se poi l'intarsio è colorato e il colore è saviamente usato esso riempie la casa di gioconda fantasia e sodisfa il gusto di chiunque con stile ed armonica funzione. Sodisfa il bimbo che ama il colore giocondo e il mondo delle fiabe, sodisfa la fanciulla che sogna l’azzurro e il candore. Sodisfa l'uomo e la donna maturi che hanno raggiunto un loro mondo definito; sodisfa il calcolatore, l'industriale, il commerciante, qualunque professionista che ha in sè simpatie e predilezioni più che umane ma dissimili. Sodisfa l’uomo lirico, l’artista sognatore per eccellenza; come pure sodisfa il gerarca responsabile e il militare autoritario. Il mobile e le decorazioni ad intarsio vivificano ed esaltano con forme, con colori e immagini ogni specifico ambiente: da quello privato a quello pubblico; dall'osteria al caffè-ristoratore; dalla stanza per il bimbo al negozio di mode ed alla farmacia, continuamente variando nelle tonalità e nei motivi, creando adatte atmosfere di psicologia ambientale. Sotto lieto che questa mia idea sia stata abbracciata da un coraggioso industriale e sia nata a Trento. Mi auguro, e io sono convinto possa avere un brillante avvenire. D’altronde i miei arazzi in stoffa hanno avuto inconfutabili successi in patria, all’estero e oltre oceano. Ma oggi alla materia panno di lana viene sostituita la materia "Buxsus" ottenendo in tale modo una maggiore resistenza, una perfezione di disegno fedelissima ed una applicazione sconfinata. Sono lieto soprattutto che in tal modo si ravviverà nell’artigiano la poesia del mestiere, la poesia tecnica dell'intarsio che era stata perduta. Quindi gioia per l'artista e gioia per l’artigiano che in grazia di un prodotto autarchico si sono incontrati su di una strada fiorita e diritta di una promettente autarchia fascista. FORTUNATO DEPERO