aeropittura futurista italiana Per onorare Italo Balbo e i suoi gloriosi piloti ritornanti dalla seconda transvolata atlantica gli artisti futuristi italiani organizzarono a Roma una grande mostra di pittura ispirata a soggetti aviatori. Fu questa la prima manifestazione del genere ed ebbe enorme successo per la originalità e la genialità delle opere esposte. Apparvero dipinti piloti, macchine aeree paesaggi sorvolatile fantasie di nuvole così, come li avevano visti e sentiti artisti che da vent’anni proclamavano la necessità di rinnovare la pittura nell'esaltazione del dinamismo e della modernolatria. Nacque così l’aeropittura, manifestazione artistica di pittori che avevano intuito la bellezza mistica ed eroica del volo e per primi ne avevano realizzato le loro sensazioni sulla tela. D’allora ad oggi, in circa dieci anni di intensa attività, si organizzarono in quasi tutte le città italiane e a Parigi Bruxelles Berlino Vienna Nizza Atene ed Amburgo grandi mostre di aeropittura suscitando violenti polemiche e manifestazioni di entusiasmo ma sopratutto dimostrando per opera di grandi aeropittori e aeroscultori come Prampolini, Benedetta, Dottori, Tato, Crali, Ambrosi, Fillia, Thajaht, Di Bosso, Mino Bosso ed altri come l’arte futurista fosse alla avanguardia di tutte le ricerche artistiche mantenendo così un primato di originalità e di potenza creatrice. Battute ed annullate tutte le influenze straniere od ebraiche l’aeropittura s’impose quale manifestazione artistica tipicamente mediterranea e squisitamente italiana. Noi aeropittori futuristi proclamiamo: 1 — Abbandonare gli illusi, gli impotenti, coloro che piangono e si strofinano sui capolavori gelosamente custoditi dalle biblioteche e dai musei e godere l’ardente realtà che ci offre la sua polpa da mordere come femmina innamorata. 2 — Sopprimere i continuatori ed i restauratori di teorie o di scuole già consacrate e tumulate nei libri di storia dell’arte, per affrontare con la mente libera dal „già fatto” l’estetica veloce del nostro mondo meccanico. 3 — Purificare con santissime cannonate l’arte che non ss correre incontro alla guerra e rifarla più potente veloce aggressiva aerea scoppiante e temeraria. Contro i posatori e gli arrivisti contro i critici assurdi velenosi e impotenti contro gli intoccabili padreterni dell’estetica contro i rivendicatori di vetusti cerotti contro tutti gli insetti nocivi che pizzicano l’arte... Batterie pronte! Fuoco!!! 4 — Non ha il diritto di dipingere chi non si sente di abbandonare lo stucchevole nudo di donna per le forme seducenti delle macchine aeree, di sopprimere le nature morie con piedigrotteschi scoppi di bombe a mano o di esplodere per simpatia come le dinamiti all’urlo guerriero della nazione o non sa intendere la guerra come „sola igiene del mondo” e primo motore del progresso. 5 — Volare! poiché il volo è sintesi di vita: coraggio aggressivo sino al sacrificio — ragionamento tempestivo ottimista anticattedratico — commozione per la Bellezza non più allestita sul palcoscenico dei panorami ma goduta nella sua intimità spaziale — perizia raffinata nei contatti con la macchina e le sue manifestazioni dinamiche — misticismo di fede bevuti nelle distillerie pure degli arabeschi di nuvole — bonifica integrale della taccagneria e della pedanteria, funghi della piccola vita quotidiana — superamento di ogni dolore e di ogni complicazione morale — rapidità geniale nella conclusione degli affari — potenziamento della seduzione — Gioia di abbracciare tutta la Patria dall’alto. 6 — Dipingere in volo, adorando l’aeroplano come si adora una donna che ci commuove ci esalta e attraverso la quale vediamo le cose trasfigurarsi e il nostro animo ingigantire, adorando il cielo che oggi ci si presenta sotto aspetti superiori a ogni più accesa fantasia e a tal punto saturo d’armoniosa bellezza da farci piangere per umana impotenza. Gettare sulla tela emozioni plastiche e colorate estraeridale da questo mondo visto dall’alto in velocità il quale non ha più alcun contatto con quello strisciante e carico di malati sentimentalismi, archeologie e sterile cultura che attinsero e attingono ancor oggi pittori e artisti di ogni nazionalità privi di genialità inventiva e ancor impastoiati da sorpassate cinquantenarie tendenze. Ai ritratti di mendicanti, veneri, nobili altezzosi, finti santi, borghési ammalati e donne scollate noi aeropittori preferiamo quelli di apparecchi che portano impressi nell'acciaio dei lineamenti: il furore eroico del duello sostenuto, la serenità degli altissimi orizzonti, là noia di una traversata su un mare di latta, la chiarezza dell’infinito celeste, la stanchezza e il sudore di un volo burrascoso, la tesa esaltazione pel primato battuto o l’ironia sbarazzina dell’acrobazia. Vedere osservare sentire e interpretare le trasparenze finissime delle eliche, il fremito nervose delle nuvole, la turgidezza rovente dei cilindri, il sinuoso labirinto delle tubature, i riflessi arcigni severi e radiosi dei metalli, la tensione spasmodica dei tiranti, le movenze civettuole dei timoni, l’eleganza femminile delle carenature, l’amplesso virile delle ali, i ragionamenti raffinatissimi degli strumenti di bordo: ecco quanto offre di particolare nuovo l’aeroplano alle nostre indagini. Ai paesaggi fecondi e nauseanti di mucche cavalli colline casolari ruderi pastorelle ruscelli alberi fronzuti e fiorellini ecc. noi preferiamo l’estrema sintesi di questi paesaggi osservati dall’alto in velocità; li preferiamo lontani, verticali, oscillanti, roteanti, imbevuti di luce e altezze, mascherati dalle ombre violette dei temporali, divisi tra sole e pioggia e purificati da 10 mila metri di quota. Non più sottostare alle terrestri leggi della materia ma saettare liberi e dominatori nello spazio e guardare gli orizzonti ubbidienti agli ordini dei timoni e degli alettoni: ecco ciò che ci esalta di orgoglioso ottimismo. Alle pitture di nuvole baroccamente sospese sopra il paesaggio noi preferiamo le visioni caotiche di pure nubi costruite con sbalorditiva fantasia; preferiamo queste architetture aeree fino a ieri immaginarie questi baratri di oscuro vuoto, questi giganti dall’anima tumultuosa vestiti di paradiso, queste mutevoli banchise a volte stirate come suoni di violino, a volte aspre come scogliere, a volte massicce come il Colorado, queste arborescenze di attinie celesti, queste torte di strati vaporosi divorati dall'ingordigia del sole, queste anatomie muliebri che veli di cristallo opalino offrono e nascondono al nostro desiderio di penetrazione. Alle sorpassate raffigurazioni concettuali e simboliche della divinità noi preferiamo l’emozione diretta e pura delle altezze estreme dove il silenzio e il nulla saturi di luce ci sgravano da ogni preoccupazione quotidiana e ci fanno toccare le soglie del Cielo. Là, in mezzo all'infinito, al mistero all’assoluto noi ci sentiamo trasformare in santi: l’animo si riempie di sottile commozione, lo sguardo s’imbeve di serenità appena turbata o forse accentuata da qualche nuvoletta ribelle, il pensiero non trovando gli elementi del ragionamento più non lavora e sublima il concetto di amore per la famiglia la sposa la casa e il paese. Nella commozione di questi istanti noi troviamo l’ispirazione e le forme dell’aeropittura sacra. La vita moderna ormai lanciata dal progresso verso il cielo trova nell’aeropittura il naturale mezzo di espressione dei suoi ideali, delle sue forze e della sua fede decisamente lontani dallo spirito dei passatisti impotenti e prosciugati. Ogni epoca ha avuto il proprio tenore di vita e la propria atmosfera d’espansione dinamica determinati da scoperte, invenzioni, rivoluzioni e conquiste. Così anche quest’epoca che noi abbiamo l'orgoglio di vivere e di forgiare ha un suo carattere spiccato e inconfondibile: La conquista meccanica dell’aria sino alla velocità sonora e alle glaciali altitudini della stratosfera, la disciplina dei suoi nervi elettrici per mezzo della radio e il controllo della sua fisionomia cosmica attraverso i potenti telescopi hanno fatto sì che le nostre facoltà mentali e sentimentali si orientassero verso questo elemento che fin dall’antichità fu meta agognata e, sino ad oggi, inviolata. La macchina, creatura naturale che racchiude in sé il mistero del „moto cosmico” ci trasporta in alto, ogni giorno più in alto e più ci si eleva più intima forte si sente la purezza di Dio. È a queste quote purificatrici che si forma l’essenza creatrice dell’arte nostra. CRALI XXII Biennale d'Arte di Venezia, catalogo della mostra, Venezia 1940 Edizioni Tipografia Lucchi, Gorizia, settembre 1941