FOLGORE. LIRISMO SINTETICO E SENSAZIONE FISICA La nuova sensibilità futurista impone al genio lirico, veramente moderno, una più profonda e rapida espressione della vita nostra, poiché il periodo tradizionale (otre gonfio di vento in cui ronza una mosca-pensiero) viene fatalmente urtato e sorpassato dalle veloci correnti della multipla esistenza quotidiana. La poesia d’oggi, obesa com’è di volute, fregi, decorazioni sonore, stanca fino allo spasimo la intelligenza con i massicci carichi di lucida ed inutile zavorra stilistica, e si limita per la sostanza a riprodurre sole apparenze (interne ed esterne) o ad esprimere pure astrazioni sentimentali e cerebrali. Talvolta coglie una sensazione originale, ma vi giuoca sopra per pagine e pagine esibendola da tutti i lati (come una donna bella) e costringendoci ad esaminare con ossessionante minuzia, le particolarità che afferrammo a prima vista, con la rapidità dell’intuizione. L’opera d’arte è ancora troppo definita nei contorni (assenza di spiragli) e troppo esplicativa (abbondanza di commenti superflui). Le idee debbono balzare dal genio dello scrittore nella loro nudità essenziale, percuotere con ritmo scabro il cervello di chi legge, e fuggire incalzate dal rapido succedersi di cento altre. Occorre perciò, come dice Marinetti, abolire : l’ortografia la grammatica la sintassi l’avverbio l’aggettivo e aggiungo io il verbo L’abolizione del verbo conduce all’uso esclusivo di sostantivi. Ne deriva quindi una maggiore corposità dell’espressione, che risulta perciò formata da elementi tangibili, ponderabili e non cade mai nell’indeterminato e nell’indefinito. Abolito il verbo, il movimento alle masse liriche può venire impresso dalle preposizioni che agiscono in questo caso da ascensori e da propulsori, e spostano sui diversi piani delle nostre emozioni ed impressioni, le sensazioni liriche. Si moltiplicano così il numero e la velocità delle sensazioni schematiche, senza lasciare il tempo alla intelligenza di definirle, spiegarle, commentarle, e si genera nello stesso tempo l’opera una e molteplice. Una nel genio dell’artista che la crea. Molteplice nella varietà dell’integrazione necessaria, entro la sensibilità di chi legge. Soltanto col lirismo sintetico e con l’immaginazione senza fili espressi in una forma rapida e telegrafica, si può uscire da tutti gli stili, evitare assolutamente la cifra letteraria e andare verso una espressione impersonale, aderente al soggetto, espressione che rende facile ai diversi temperamenti l’interpretazione lirica delle cose, con una assoluta varietà di ritmi interiori. SENSAZIONE FISICA. Oltre i valori nuovi di espressione, sorge la necessità di nuovi valori di interpretazione. Si è troppo abusato in poesia di elementi puramente fonici e fotografici e di convenzionalismi astratti. Tutto ciò non interessa punto la sensibilità futurista. Il poeta essendo un ipersensibile deve insegnare la sensibilità agli altri, perchè ognuno possa godere con maggiore intensità sensazioni raffinate e quasi impercettibili. Perciò deve rendere la realtà non per mezzo di apparenze visive, ma con equivalenti lirici. In base quindi alle diverse impressioni ed emozioni suscitate in noi dal soggetto. Si giunge con ciò alla sensazione fisica che vive di elementi di poesia pura senza richiami filosofici o culturali, senza descrizioni pittoriche o musicali. Verso queste espressioni di poesia pura deve tendere continuamente il lirismo sintetico essenziale per creare il capolavoro dinamico che non sia musica, nè pittura nè letteratura, nè filosofia, ma renda con una sintesi di interpretazioni liriche, il fondo analogico delle cose. La lirica che segue è uno dei miei migliori saggi di lirismo sintetico, con accenni di poesia pura (che meglio concretai nel Riso) Dal lato formale poi risponde pienamente all’abolizione del verbo, e alla messa in valore delle preposizioni ascensori e propulsori. AVANSCOPERTA Oscillazioni di torri di fumo dall’alba al tramonto vaneggiamenti di case continue nel borbottìo della vita piazze affamate di cose veloci strade di voci di carrozzoni di rapide gambe tortuosità dei vicoli tutto nell’enorme scintillìo stropiccìo polverìo della città futura IL VERDE riquadri di fresco con venature di siepi con legamenti d’alberi in festa di trilli odore di sano di grasso e di letame Slargamento degli occhi purità della voce pensieri di silenzio d’evaporamento Ma d’un tratto di scatto dalle vie sottostanti nembi di polvere sobbalzi di ruote lacerazioni di trombe sgolate o ritmico-ritmico lo stantuffo di un treno con la danza-dei-ventre-del fumo e il metallico sgretolìo delle rotaie. Sosta della campagna perplessità delle bestie intorbidamento degli uomini. MONTAGNE Stazioni della tormenta della neve della salute non della solitudine non della inviolabilità dei silenzi Spirali delle strade senza vertebre su fino alla cima Primavera dei campanacci delle mandrie estate delle ville (alveari di strepiti) autunno delle comitive e dei boscaioli inverno degli uragani alpinisti MONTAGNE Sanatori della vita passeggiata degli ardimentosi fortezze del vento in continua canzone Torbida insonnia delle alghe bastimenti spole dei continenti tra maghe di fumo nell’azzurro tra reti di scie mai richiuse nel verde. SEMPRE una zona di bianco una striscia fumosa una vibrazione di sirena o il trapano di un’elica dentro l’acqua Nemmeno il cielo cupola della grandezza con voluttà di macchine con dipanamenti ài voli intricati nemmeno la notte eremitaggio delle stelle col viaggio assiduo dell’occhio d’arcata in arcata d’astri di tappa in tappa di costellazioni verso l’infinito Nessuna verginità pel desiderio Deserti con righe di carovane Ghiacci del polo con orme di piedi Mistero d’oltre stelle con punte di pensiero allo scandaglio. FANCIULLO Stupore di piccole membra senza riso innocenza pianto pupille avide dei giuochi di pazienza della vita DONNA lembo di carne tormento dei nervi insurrezione della vanità lotta a corpo a corpo col maschio sull’abisso del predominio E noi quasi ciechi tutto il giorno in armi contro gomiti mani pugnali contigui per la conservazione PANE AMORE VOLUTTÀ’ Convoglio di sibili di strepiti di fremiti sulle strade stordite strascicamento di milioni di piedi sul tavolato del mondo navigazione di zattere di pece sul mare traballante sbilanciamento dell’anima nodo di noia o di paura innanzi al nulla sull’altalena folle del pensiero e dentro gli occhi la bocca e i sensi un torbido fiume di AMARO.