(Dichiarazione di poetica). Io mi rivolgo ai pochissimi dotati dalla natura di sensibilità e intuizione. L’esperienza mi ha insegnato che nessun commento, sia pur ampio e preciso fino ai limiti estremi del possibile, può servire a dimostrare la logica, la fatalità, l’opportunità di una formola estetica nuova se non a coloro che già la possiedano confusamente in germe. A questi io mi rivolgo. Il destino degli altri è di comprendere nei loro lontani nipoti. * * * Le opere da me presentate non pretendono racchiudere un valore definitivo. Esse, d’altronde, non realizzano che una piccolissima parte della mia aspirazione e non rappresentano, per ciò, che una tappa verso la mèta che mi sono proposto. In esse io ho fissata e realizzata graficamente la sintesi dello stato d’animo determinatosi in me al contatto della mia individualità psichica, interna, con la vita-ambiente, esterna, che mi circonda. Nella costruzione dell’ artificio pittorico “quadro” io mi sono servito di formule pittorico-estetiche mie speciali, che tenterò riassumere nelle brevi note seguenti. Nelle mie opere di pittura: 1. Non rappresentazione verista o deformazione lirica della realtà concepita, interpretata e resa secondo il criterio tradizionale di ottica fotografica. Operando direttamente sull’animo dello spettatore e attraverso alla sua sensibilità, esse vogliono avere un ufficio emotivo, e ricostruire, nello stesso, uno stato d’animo lirico o drammatico o comico analogo a quello a mia volta subito nel contatto con la realtà-ambiente, causa-determinante dell’emozione. 2. Nessuna intenzione musicale o letteraria o che rifletta qualunque altra forma d’arte; il più stretto rigore, invece, tanto nella scelta degli elementi emotivi della realtà-ambiente quanto nella loro traduzione e realizzazione grafica, affinché appartengano tutti esclusivamente al dominio puro del senso “vista”. 3. Determinazione aprioristica di abolire anche una parziale rappresentazione dell’aspetto esteriore, fotografico, dell’oggetto-causa determinante dell'emozione, per raggiungere, ad ogni costo, la sua essenza espressiva interiore, caratteristica e sintetica e tradurla graficamente nella multipla potenza di forma, colore, profondità, ecc., ecc., spoglia, ormai, di ogni immediata, superficiale apparenza realistica. Ciò io chiamo ASTRAZIONE, da non confondersi con fantasia, che, in tal caso, diverrebbe un equivalente di arbitrio. 4. Facoltà, secondo le leggi intransigenti della sensibilità, di amalgamare e sovrapporre nel quadro ciò che esiste nella sua corposità reale e ciò che la memoria visiva suggerisce: questa libertà crea l’antitesi nelle condizioni di luogo. 5. Accomunamento nello stesso quadro di momenti diversi, tanto per ciò che riflette la corposità reale che la visione mnemonica. Abbiamo così l’antitesi nelle condizioni di tempo, che, unitamente all’antitesi nelle condizioni di luogo, viene a formare, per la pronta sensibilità dello spettatore, una rete suggestiva di proposte emotive emananti dalle combinazioni grafico-cromatiche del quadro. 6. Realizzazione di un criterio architettonico nella costruzione del quadro favorevole e adatto a formare nello spettatore quello stato d’animo da me prescelto e voluto. 7. Realizzazione della sintesi massima, tanto nella scelta degli elementi emotivi che nella loro traduzione grafica, e, conseguentemente, nella costruzione del quadro. 8. Realizzazione di una ritmica grafica arbitraria, non basata cioè su un criterio geometrico di proporzione. (Una ritmica geometrica nella proporzione e nella distanza ucciderebbe l’opera pittorica pura, tramutandola in decorazione). 9. Trattazione (come condizione di assoluta necessità) di un fatto-soggetto-nucleo, tale da animare e giustificare l’opera d’arte e dar luogo al cozzo, all’antitesi, alla comparazione dei vari elementi emotivi : senza di che non esiste che “materiale d’arte”, o esercitazione didattico-dimostrativa. La potenzialità espressiva ed emotiva del quadro sentito, concepito e costruito secondo tali miei principi, riposa dunque essenzialmente nell’applicazione e nello sviluppo tecnico di questo assioma-base intrecciato in tutte le sue possibili combinazioni : Una forma F ha una possibilità emotiva propria e diversa di una forma F' ed un colore C ha una possibilità emotiva propria e diversa di un colore C'. Quest’affermazione fondamentale, apparentemente semplice e sterile, per l’artista che sappia ben penetrarne tutte le potenzialità e tutte le possibilità, sarà la rivelazione di nuovi e smisurati orizzonti che gli permetteranno di possedere l’eterna vicenda della vita con sensibilità rinnovata e con fresca e vitale energia. * * * Ho detto, non a caso, che i miei quadri non rappresentano se non una piccola parte della mia aspirazione. Infatti essi stanno a testimoniare soltanto una forma transitoria, un gradino fatale, inevitabile per arrivare ad una maggiore efficacia espressiva raggiunta per mezzo dell’astrazione. Senonché l’espressione pittorica astratta e basata su criteri ritmico-plastico-architettonici, agenti direttamente sulla sensibilità dello spettatore, realizzati da un artificio capace soltanto di fissarli graficamente e cromaticamente, privi, quindi, dell’elemento “moto” che ne giustifichi gli andamenti e le analogie con la realtà da cui ebbero origine, appare ancora troppo spettralmente mummificata, troppo oscura, quasi arbitraria. D’altra parte, la lotta immane e sproporzionata al risultato sostenuta contro la materia nella costruzione del quadro, e la meschina, limitatissima, grigia e instabile tavolozza concessa dalle materie colorate in uso, sono altrettante buone ragioni che mi hanno sempre spinto a desiderare ardentemente un mezzo pittorico, il cui impiego richiedesse pure maggiore sforzo cerebrale a tutto scapito della presente abilità manuale, ma risultasse, altresì, capace di offrire le gamme cromatiche più smaglianti, resistenti ed incorporee ad un tempo, e desse, inoltre, alla pittura la possibilità di uscire dalla sua gelida, funebre prigione statica, per invadere trionfalmente il dominio vivificatore del movimento reale e conseguire quella potenza di attrazione e di fascino che soltanto la musica ha finora posseduto pienamente e senza contrasto. Convinto poi, che la sensibilità dì tutti (più o meno coscientemente, in rapporto alla raffinatezza degli individui) rimanga inesorabilmente inappagata dalla fissità statica della espressione artistica grafica e plastica, che si dimostra in aperto contrasto, non solo con tutte le altre forme d’arte, ma più ancora col turbinoso, quotidiano svolgersi della vita che ci circonda ; sicuro che la constatazione di tale nuova coscienza estetica determinatasi in noi colloca inesorabilmente l’artificio “pittura” in condizioni di insufficienza rispetto alle sue funzioni e alla nostra sensibilità, non dubito menomamente che tale gravissimo rivolgimento che la pittura dovrà subire sia l’unico mezzo mediante il quale essa potrà riacquistare il diritto alla vita, ormai negatole più o meno palesemente (e ne fa fede l’interesse che suscita, realmente, non apparentemente, sulle masse). Perciò io affiderò l’espressione della mia sensibilità pittorica al mezzo “luce”, il quale con mobili ritmi cromatici (incorporei e puri perché liberati dalla materia e inalterabili nel tempo, perché dominati da leggi fisiche al pari del suono) mi permetterà di realizzare, in unione ad altri elementi, la sola forma d’arte degna di noi, e capace di avvincere potentemente tutti coloro che per ragioni fisico-psichiche non si dimostrino fatalmente esclusi dall’arte. Leonardo Dudreville. Milano, 20 maggio 1914. dal catalogo della mostra “Nuove Tendenze”, Famiglia Artistica, Milano, maggio-giugno 1914