ESTETICA MECCANICA « Noi siamo i primitivi di una nuova sensibilità ». BOCCIONI. Oggi, in epoca di sfrenato confusionismo, in un periodo storico caratterizzato da una marea di disparate tendenze cozzantesi tra di loro in una lotta grandiosa di supremazia, non sarà male chiarire il contenuto del manifesto dell'arte meccanica ed insistere più particolarmente sul suo significato e valore. Il nostro programma ha la sua ragione d'essere in un elemento che è entrato a far parte costitutiva di noi tutti: la macchina. Ed il manifesto ci è stato suggerito da una pura questione di soggetto pittorico. Ma sarà bene stabilire quale valore deve avere il soggetto nelle nostre opere e quale importanza noi vi annettiamo, affinché non si equivochi sulle nostre intenzioni e sul valore delle nostre parole. La macchina ha segnato un periodo di rivoluzione nella struttura economica della società e, di conseguenza, ha influito sul pensiero moderno creando nuove forme di lotta, nuove aspirazioni, ed, in totale, un rinnovamento dell'atmosfera. A questo cambiamento non potevano rimanere estranei gli artisti, a meno che non avessero voluto diventare dei sorpassati, e subito sentirono la necessità di partire dalle macchine per comprendere più vitalmente il mondo attuale, per inserirsi nel corso dell'evoluzione della vita. L'arte non può separarsi dalla vita anzi la deve precedere, e da ciò l'importanza del soggetto, come elemento di riattacco tra spirito e spirito. Un Diesel, un volano, un apparecchio « T. S. F. », hanno un immenso valore nella conformazione del nostro « io », il quale si forgia attraverso il mondo sensibile, cercando vi è più di adattarsi ad esso, in una continua evoluzione che, attraverso il tempo tende, a farci aderire perfettamente al mondo oggettivo. Ed ecco che per una sensibilità rinnovata un motore a scoppio, una turbina, sono fonti di godimenti sublimi e trasformatori indiscutibili della individualità creativa. A questo punto la funzione della macchina nella nostra arte apparirà ben chiara. Non si tratta di un nuovo soggetto (non ripeteremo mai abbastanza in nessun valore del soggetto come elemento critico), ma del suo valore interferenziale nella trasposizione della costruzione figurativa dall'artista alla tela, del suo valore quasi di mito (comparabile al valore del corpo umano nell'arte classica), del suo valore attraverso la nostra sensibilità. In altri termini, il soggetto attraverso noi prende un nostro significato, ed a sua volta questo significato è frutto di forze formalistiche meccaniche dovute alla realtà macchinistica della nostra epoca. È il principio di causa ed effetto, di forma e spirito, di mezzo e fine, inscindibili gli uni dagli altri nel cerchio arcano dell'eterno inspiegabile. Nei riguardi della tecnica, poi saremo fatalmente portati (per la natura stessa del soggetto e il suo valore ermetico) all'anti-impressionismo. Non possiamo qui tracciare uno schema di composizione di un quadro: sarebbe assurdo e ridicolo; ma voi ritroverete in tutte le nostre ricerche una tendenza a stabilire dei valori eterni e degli equilibri indistruttibili. Non più l'atmosfera nel irradiamento annientatore di Manet, Renoir o Medardo, liquefazione meravigliosa della forma nell'atmosfera, ma la geometrizzazione e solidificazione verso un'architettura unica e indistruttibile. Limpido sogno al di fuori del tempo! Pensiero e calcolo, antisensorialismo ed antigraziosissimo, arte rigida e metallica, arte classica! E nelle ore in cui lo spirito, accecato da aberrazioni distruggitrici e suicide, sembrerà avere perduto ogni forza vitale, la nostra opera dovrà risvegliarlo dal suo torbido sogno. Nell'arte l'anima troverà il suo riposo, la sua forza meravigliosa e la sua fede, si sentirà pura e vitalizzata da una sola volontà: COSTRUIRE! E la vita avrà allora un nuovo sapore. VINICIO PALADINI. Noi, II serie, n.2, Roma, maggio 1923