L’architetto futurista Per l’architetto d’oggi, questo manipolatore del calcinaccio, la parola « architettura » include in sé la sola idea di costruzione muraria. — La convinzione è limitata ad un solo genere di architettura dacché tutto è architettura, poesia, musica, danza, quando la materia si dimentichi in virtù di una lirica pura per la quale riportiamo l’arte alla vibrazione unica del diapason universale. — C ’è architettura nella fabbrica come nell’assieme sinfonico di una musica bizzarra; nel succedersi incalzante di immagini in un tema letterario e nell’adunarsi e scindersi quasi incorporeo di una selva di mani in una rappresentazione di danze mimiche sensualissime. È dunque architetto l’uomo versatile in tutti gli infiniti rami dell’attività estetica. Chi si cristallizza nella sola attività muraria è incompleto : Non basta all’architettura! Si comprende come giunga a queste conclusioni sodo quell’architetto edilizio che abbia della sua architettura un concetto eminentemente lirico; chi consideri l’assieme plastico della costruzione come l’esteriorizzazione di uno stato d’animo, di un pathos interiore. La falange degli pseudo-architetti arrabbiati intorno a sterili disegni non ha idee così complete; da ciò: imitazione inesprèssiva, plagio, pessima copia, decadenza, ibrido, baraonda stilistica.; indecisione, mancanza di un’architettura a spiccati caratteri di italianità, assenza di aspirazioni alate e decise. — Siamo dinanzi a disegnatori — non creatori, a nature passive di architetti che non vivono nel sangue il dramma intimo delle forze della propria costruzione. Architetti esteriori. — Sul loro sistema nervoso, invece, dovrebbero ripercuotersi i più minuscoli millesimi di sollecitazione dinamica e di equilibrio della materia. — Sentire, vivere in un tormento i moti dell’apparecchio di un arco prima che sia definitivamente assestato. Io passai notti insonni senza ritrovare la calma prima che la materia di un mio lavoro avesse stretti i denti per completa coesione di prosciugamento e di presa. — Sostenere per tutta la durata della costruzione il suo peso sull’arco delle nostre spalle e su quello incorporeo ma indubbiamente più significativo del nostro spirito poetico. — Riconoscere i limiti della costruzione come il tentacolo, delle nostre fibre robuste e della nostra immaginazione fervida che nell’entusiasmo vede certezze e possibilità ogni dove. — Tanto più vicini al cielo e alle profondità degli abissi questi limiti tanto maggiormente saranno l’esponente delle nostre audacie. — Navigare nel VASTO, bisogna. — I freni legali di certi sapientissimi uffici, d’arte (?) servono a strozzare le aspirazioni degli architetti più geniali con idee fisse che somigliano a lesioni di paura. — E’ ridicolo imporre a diversi architetti vale a dire ai più diversi cervelli di artisti la stessa ; limitazione mensurale : Ogni architetto ha il proprio ritmo, la propria misura, i propri colori, i propri volumi, la propria coscienza estetica non confondibile o fondibile con quella di un altro. — L’architetto ha con sé la legge: la propria legge. — Riteniamo per questo che ad ogni architetto dovremmo offrire la costruzione di intere zone di città poiché il suo universo è grande quanto l’Universo stesso. — Ad ogni architetto il proprio brano di mondo da costruire. Architetto futurista. VIRGILIO MARCHI Dinamo, a. I, n.6, Roma, luglio-agosto 1919