La Pittura futurista Il movimento artistico futurista, oggi, siamo in grado di definirlo prettamente italiano perché, in questi ultimi tempi si è montato di tutte quelle influenze esotiche che possiamo senz'altro dichiarare dannose alla nostra. Il movimento di ribellione dei futuristi, ai dettami delle scuole straniere, è cominciato con la valorizzazione del impressionismo (sparpagliamento delle forme) e del cubismo (solidificazione cerebrale, fredda, calcolata della materia): sorta di mal francese di cui purtroppo risentiamo ancora gli effetti. Chi tra i futuristi, per primo ingaggio la lotta contro l'impressionismo ed il cubismo, pur rivelando in molte sue opere l'influenza di dette scuole, Umberto Boccioni con il suo libro « Pittura e scultura futurista » e con le opere del Boccioni si è incominciato a delineare l'intento dei futuristi, almeno dei migliori, di ricostruire [sic] arte italiana con una geniale superproduzione artistica che eclisserà ogni arte straniera. L'aggressività del futurismo, così tipica, così geniale, dopo aver dato i natali per tutto il mondo ha tanti futurismi diversi, oggi si è temporaneamente calmata per dare tranquillo sfogo al tenace operare. E finalmente dopo aver aspramente combattuto e vinto, e dopo aver assistito al distacco dalle nostre figlie di alcuni amici di ieri, perché rimasti fedeli Sentenze artistiche quasi tutte straniere, oppure perché malati di egocentrismo, noi, rimasti futuristi, vediamo ad altissima voce, per ben definirci quanto segue: « Sentendoci futuristi nati abbiamo il bisogno di ricostruire un'arte che riveli, come quella del passato, tutta la esuberante genialità della nostra razza e ci promettiamo di distruggere tutte le sozze imitazioni del nostro meraviglioso passato e, nell'arte nostra, tutte le caotiche, banali, stucchevoli, effemminate influenze dell'arte straniera ». La guerra artistica e di trincea ci à vagliato e riempiti d'orgoglio, quello che ci sostiene soli contro tutti: sicuri che quanto prima le avremo la supremazia morale sul mondo. E più ci accorgiamo del continuo lavoro di penetrazione culturale straniero intento a dividere, a disorganizzarci, a disgregarsi e più con tenacia e fede grandissima, silenziosamente, sferzati a sangue da tutte le avversità e da tutte le miserie, operiamo per la ricostruzione diligente, su massicce basi, della nostra grande arte, tutta sostanza, forma e pensiero. Per incominciare, addito, come primo passo verso la ricostruzione, la necessità per noi giovani a studiare molto, perché la faticosa arte del disegno esige dei sacrifici che, se sono fatti con fede, frutteranno delle gioie inenarrabili. E di conseguenza bisogna ritenere dannoso allo studio della pittura, l'impressionismo e quel modo facilone di osservare le cose nella loro apparenza fotografica, del massimo chiaro del massimo scuro: ed a ritenere pure dannosa quella arbitrale interpretazione delle sensazioni epidermiche che si ànno delle cose. Tanto l'una, quanto l'altra tendenza artistica, del tutto moderna e francese, ci allontanano dalla materia e dallo spirito, e mentre la prima ci può condurre tutt'al più a fare un'ottima fotografia sfocata alla Bragaglia o Bonaventura, la seconda ci conduce a creare un'arte piatta, muta, tutta ghirigori e fantasmagorie coloriche: nevrastenie artistiche che possono nei migliori assurgere al valore di buone decorazioni nulla più. È inutile mettere in evidenza quanto dannosi, per noi giovani siano i precetti di quei mentecatti burloni che ci saltano con una ragionare contorto, dimenando le natiche, atteggiando la bocca a un serafico sorriso e tenendo gli occhi fissi nel vuoto, a disegnare nostro interiore spirituale, il nostro Io e tutto ciò ch'è astratto, e quindi i nostri dolori di pancia, i battiti del nostro cuoricino e gli effetti della febbre spagnola e della malattia del sonno. No, no, giovani nati per fare dell'arte vera allontaniamoci da tutte quelle ciarlatanerie e persuadiamoci che occorre invece fare, prima di qualsiasi interpretazione o un lirismo, uno studio analitico delle forme delle cose per acquistare quella abilità indispensabile ad ogni forgiatore di materia bruta. L'artista deve essere sempre un buon operaio che a volte, spinto da una forza strana, istintiva, si avvicina con amore alla materia informe per ridurla, servendosi della sua saggezza, in viva opera d'arte. Immergendosi poi nello studio delle forme oggettive mettiamo l'intelletto in condizioni di pensare e di disciplinarsi nell'accurata osservazione dei più minuti particolari delle cose. Basta, basta, perdio, con i geni a 16 anni, con le fesserie delle signorine sensibili, dei nevrastenici smidollati che ti scrivono un libro di 200 pagine diviso in tante sentenze ricette come il trattato del « Re dei cuochi ». Basta con i cerebralismi asfissianti che non sono stati capaci di creare che forme mute, astratte, alle quali con mania ridicola si è voluto dare spesso il valore di simboli rappresentanti il più delle volte, elementi impalpabili ed incorporei. Gino Galli Roma Futurista, a. III, n.69, Roma 8 febbraio 1920