... gl invidiavo era il suo letamaio un cubo enorme incredibilmente massiccio e nero come tabacco da ciccare che si vedeva al mattino coperto di un corto fumo bianco leggermente sfumato in rosa dall’ alba che per me era più dolce della delicatissima nebbiolina assembrata intorno alla pelle violacea delle susine claudie
se avessi potuto rubarglielo fino all’ ultima briciola l’ avrei fatto senza scrupolo
non me lo avrebbe venduto nemmeno a peso d’ oro
si capiva troppo bene ch’ egli lo teneva lì inutilizzato apposta per fare la disperazione degli agricoltori
circostanti che non ne avevano mai abbastanza di ingrassi per le loro terre spolpate
ricorrevano ai costosi panelli alle crisalidi al sangue ai nitrati all’ addiaccio ma avrebbero voluto possedere più d’ ogni altra cosa quel prodigioso letamaio della truzzara che maturava inutilmente da tanti anni lì così sottomano e più distante della luna
doveva avere tutto intorno un vero lago di intingolo nero a giudicare dal rigoglio delle erbe che raggiungevano pompando quei sughi prodigiosi la cima del letamaio
per rubarglielo nottetempo avrei volentieri consumato una cassetta di sugna buona come il sapone per ungere i mozzi e una ventina di pipai ...
Govoni, Corrado (1941)
LA POESIA DELLA AGRICOLTURA INTENSIVA – MANIFESTO/RACCONTO - vedi testo